«The Consultant», un misterioso Christoph Waltz in un ambiente di lavoro distopico (voto 6½)- Corriere.it

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di Maurizio Porro

Su Prime Video una serie ambientata in un’azienda di videogiochi dopo una strana tragedia

Non abbiate paura del surreale. «The Consultant», la nuova serie creata da Toni Basgallop («The Servant») e ora su Prime Video è una variazione su molti temi del cine americano, iniziando dalla schiavitù dell’ufficio. Si basa tutto su un romanzo di Bentley Little (che Stephen King ha promosso come poeta dell’orrore) che è ambientato in una società di videogiochi per cellulari, quelli che fanno impazzire gli adolescenti e non solo, di Los Angeles il cui giovanissimo capo, Sang Woo, un giovane coreano asociale e asessuato, viene un giorno ucciso in modo molto inaspettato da un bambino forse indemoniato alla vecchia maniera.

Alla deriva, il personale si vede arrivare (e siamo solo agli inizi delle 8 puntate di 30 minuti l’una) un tipo strano, impedito a salire le scale, un certo molto enigmatico e molto dittatoriale Regus Patoff (Christoph Waltz, l’attore villain amato da Tarantino, chiaramente il baricentro dell’operazione) che si dice aver ereditato dal defunto le redini della società, essendo un valoroso consulente aziendale che salva dalla rovina un’azienda che giace in grave crisi. Tipo strambo, che scheda gli impiegati, si intromette nella loro vita, ma maltratta la madre dell’ucciso venuta in luttuosa e non disinteressata visita. Si affeziona, con metodi singolari e reazionari per cui licenzia chi gli pare, chi lavora da remoto o è malato, a due impiegati che gli fanno le fusa intorno, Elaine (Brittany O’Grady) e Craig (Nat Wolff) che irretisce in loschi traffici, soprattutto il ragazzo che porta con sé in una strana scorribanda notturna che si risolve con un sequestro di persona.

Ovvio che non si può dire molto: fino a metà la tensione c’è, e aumenta perché questo Patoff promette di avere una sua dimensione esistenziale o micidiale che regga poi la conclusione, ma nella parte finale si va verso un trionfo dell’illogico e della irrealtà, per cui tutto può succedere, tutto è lecito, tanto i registi mutano. Certo, Waltz è molto bravo e molto compreso nella sua bravura per cui cesella questo folle che gira a piedi scalzi, lasciandoci intravedere un suo lato fanciullesco, mentre i due sottoposti sognano di far carriera e indovinano un video gioco nella giungla che spopola subito e sembra rimettere in sesto la società.

Diciamo subito che, nell’apparente somiglianza, «The Consultant» è molto meglio di «Scission», ripetitiva oltre ogni sospetto: ma il mondo del lavoro è visto da una prospettiva più che distopica, è una visione lontana anni luce dalla realtà, diventa una grottesca caricatura e quasi una presa in giro. Intanto l’azione procede, con salti di logica da campionato, ma può essere che ci sia anche una seconda stagione sempre nel nome di Waltz, ma pure i due infelici piccoli manager se la cavano bene nei loro personaggi ambigui, dove nessuno ha una psicologia reale ma tutti remano per dar fiato agli aspetti onirici di una storia che non riesce a concludere con un colpo di scena né diventa mai una critica creativa al capitalismo o al mondo dei videogiochi e ai loro pericoli sociali, annunciati nella prima puntata dal delitto di un bambino biondo con occhi di ghiaccio, piccolo consultant di domani.

1 novembre 2023 (modifica il 1 novembre 2023 | 07:44)

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