«The crown 5», si entra nell’anno orribile della monarchia inglese (voto 7)- Corriere.it

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di Maurizio Porro

La penultima stagione della serie tra la solitudine istituzionale della regina e quella sentimentale di Lady Diana

Con la quinta e penultima stagione della serie pop scritta da Peter Morgan, «The crown» entra nell’anno orribile della monarchia inglese, nel pieno degli anni 90, quando la regina, di cui oggi siamo orfani, è vicina ai 40 anni di regno, ricorrenza funestata dall’ingresso trionfale del gossip nei salotti di sua Maestà. Gran successo subito su Netflix, il prodotto corrisponde alle attese pur con alcune inspiegabili ed evitabili lungaggini, come l’episodio russo che rievoca la truce fine dei Romanoff, di cui la regina ancora si duole per segreti parentali, dovendo accettare spiacevoli verità, mentre fa amicizia con Boris Eltsin e i suoi stati alcolici.

Ma non c’entra nulla coi problemi di «The crown» all’epoca di Lady D., il più grande matrimonio del secolo che diventerà, obtorto collo monarchico, anche il più gran divorzio. Sono gli anni della grande crisi, del crollo dell’Unione sovietica, della fine del protettorato british su Hong Kong, in troubles con la Cina; ed anche del parlamento inglese col cambio della guardia, dopo molti anni, del partito conservatore di Major che cede il passo alla fine al noto laburista Tony Blair. Ma è la stagione ancora più femminile, questa quinta, tutta basata sulla sofferenza di Diana il cui matrimonio a tre con Camilla le provoca dolore e malinconie mentre uno dei figli comincia già ad uscire dal palazzo per andare al college e oggi c’è il libro del principe Harry che diffonde la sua verità.

Le sofferenze da Cinderella-Diana (ma la serie si blocca prima dell’evento fatale automobilistico sotto la galleria a Parigi, con uno sguardo che si incrocia all’orizzonte con quello di Elisabetta) dominano la serie, a rischio di ripetizione, nonostante Elizabeth Debicki (“Vita e Virginia”) corrisponda al ruolo per somiglianza fisica ed è chiaro che la serie sta dalla sua parte, nonostante l’azzardo di una confessione in diretta tv BBC che scandalizza tutta la casa reale e non solo. Jonathan Pryce è perfetto come Filippo consorte, capace ancora di qualche distinta scappatella regale ben assorbita dalla regina, Dominic West (“Tha affair”) è molto più espressivo e seducente del vero Carlo che qui si arrabatta nei grovigli dinastici, pronto a spalleggiare i laburisti per avvicinarsi al trono.

Lei, compianta regina, non è più Olivia Colman, ma la splendida Imelda Staunton che a Venezia vinse la Coppa Volpi per “Il segreto di Vera Drake”, entrò nella squadra di Harry Potter, e qui si fa notare per la dimessa tristezza di una donna che in fondo regna per tanti anni senza veri alleati, finendo a spettegolare sul divano con la sorella Margaret. Il prodotto corrisponde alle attese di una stagione di tristezze coniugali e di tradimenti annunciati, da cui Carlo esce malconcio ed è lui che spinge Diana verso il divorzio. Intanto arrivano i nuovi protagonisti, i nuovi ricchi, il miliardario egiziano non elegante Mohamed Al Fayed col figlio che vuol diventare produttore di cinema e si sa come andrà a finire (ma vinse l’Oscar con “Momenti di gloria”).

In fondo la serie ha comprensione sia per la solitudine istituzionale della regina sia per quella sentimentale di Diana, pronta a trovare conforto in un medico pachistano che si spaventa quando si accorge della macchina dei media. Alla fine è il piacere antico di spiare dal buco della serratura, ma destino vuole che “The crown 5” sia arrivata al pubblico proprio dopo la scomparsa dell’amata queen, provocando attenzione maggiore anche per personaggi prima snobbati come Camilla, di cui si rivela l’ipotetico humour salvavita. La Saunton è davvero brava nell’essere moderata e nel mettere in primo piano la fede nell’al di là e nell’al di qua monarchico.

22 marzo 2023 (modifica il 22 marzo 2023 | 09:44)

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