I minori coinvolti nell’omicidio stradale di Cecilia De Astis a Milano, travolta e uccisa lunedì in via Saponaro, saranno poi collocati in comunità protette con la collaborazione del pronto intervento minori del Comune di Milano.  

Il provvedimento di portare in un luogo sicuro i tre ragazzini trovati coinvolti nell’omicidio stradale di Cecilia De Astis a Milano – spiega la Polizia locale – è stato assunto d’intesa con la Procura minorile, che aveva appena avanzato dei ricorsi urgenti a tutela dei minori ed era in attesa delle necessarie determinazioni del Tribunale.  

Una minore è stata fermata, con la collaborazione della Polizia Stradale del Compartimento Piemonte, sull’autostrada A6 Torino-Savona all’altezza del casello di Fossano, in provincia di Cuneo, in direzione Ventimiglia.   Due fratelli, tra cui il conducente dell’auto che ha provocato il decesso della signora De Astis, sono stati fermati in Piemonte in un terreno agricolo nel Comune di Beinasco, in provincia di Torino. 

Abbiamo avuto paura e siamo scappati“, a dirlo nell’interrogatorio nel Comando della Polizia locale di via Custodi a Milano è stato uno dei quattro ragazzi che lunedì erano a bordo dell’auto rubata e che hanno investito e ucciso Cecilia De Astis, 71 anni nel quartiere Gratosoglio di Milano.
 

È dall’alba che piango per la signora e per mio figlio. Che posso dire? Non sono adulti, sono dei bambini” ha detto la mamma di uno dei quattro minori. La donna ha risposto ai giornalisti uscendo dal comando della polizia locale di via Pietro Custodi ieri mentre interrogavano i bambini per andare a prendere qualcosa da mangiare a un figlio più piccolo che aveva con sé. 

E ha riferito che i bambini domenica sono tornati a casa alla sera tardi e solo dopo “hanno raccontato di questa tragedia, dell’incidente, di quello che è successo“. “Se avessimo visto loro in auto – ha concluso – li avremmo fermati“.

Non doveva succedere, non sarebbe dovuto succedere: morire travolta da un’auto rubata da quattro ragazzini che perdono il controllo non può essere liquidato come “sfortuna”. Filippo Di Terlizzi, uno dei due figli della 71enne uccisa, ripete che “questa tragedia non è giustificabile con la sfortuna“. Parlando con il Corriere della Sera, Repubblica e la Stampa ha ribadito che “non possiamo stare in questa situazione. Mi sembra ci sia poca sicurezza“. 

“Siamo dentro a un incubo“, “nessuna caccia alle streghe, qui parliamo della sicurezza di tutti“. “Si tratta di un omicidio che non doveva esistere. Non voglio calcare la mano, e nemmeno giudicare l’operato del sindaco, ma non posso pensare che si ripeta” ha spiegato. “Quei bambini cresciuti nella delinquenza non dovevano stare lì” ha constatato.

I quattro, nati in Italia da famiglie Rom, che hanno un’età tra gli 11 e i 13 anni (tra loro anche una ragazzina) davanti agli agenti hanno sostanzialmente ammesso di aver rubato tutto il possibile dall’auto di un turista francese; poi, quando tra le cose rubate hanno trovato le chiavi hanno deciso di tornare a prenderla e cominciare la folle corsa fino in via Saponaro dove Cecilia De Astis è stata travolta e uccisa. I ragazzini sono stati sentiti a lungo dagli agenti nel comando di via Custodi e in serata sono stati affidati alle madri (il padre di uno di loro è detenuto, gli altri sono introvabili).

Nelle roulotte dell’area privata di via Salvanesco, dove alloggiavano, gli agenti hanno trovato la refurtiva e anche le magliette dei Pokemon che avevano comperato in un negozio.

Non è escluso provvedimenti siano presi anche nei confronti dei genitori per la mancata applicazione di obblighi di legge nei confronti dei figli minori. 

 

Lo psichiatra: “Adolescenti non hanno interiorizzato il concetto di limite”

Dopo questo evento, che ha colpito tutti tra le notizie di cronaca di questa estate, il Tg1 ha intervistato lo psichiatra Leonardo Mendolicchio. Secondo l’esperto uno dei problemi degli adolescenti di oggi è di non aver interiorizzato il concetto di limite. In più c’è il rapporto controverso coi social media, dice Mendolicchio: “L’atto scellerato può diventare una prova di coraggio che si vuole mostrare sui social per essere riconosciuti”

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