Con toni enfatici, il presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, ha definito “il Progetto Manhattan dei nostri tempi” la scelta di nominare Elon Musk – in collaborazione con Vivek Ramaswamy  alla guida del nuovo DOGE (Department of governative efficiency, Dipartimento per l’efficienza governativa). Quello che non sarà un vero e proprio nuovo Dipartimento, per creare il quale ci vorrebbe un voto del Congresso, quanto piuttosto un ente di consulenza, si occuperà di tagliare le spese destinate alle diverse agenzie federali. Trump ha scritto sul suo social Truth, parlando di Musk e Ramaswamy: “Insieme, questi due meravigliosi americani spianeranno la strada alla mia amministrazione per smantellare la burocrazia governativa, tagliare le normative eccessive, tagliare le spese inutili e ristrutturare le agenzie federali, essenziali per il movimento Save America”.

Vivek Ramaswamy (gettyimages)

Il paragone col Progetto Manhattan – vale a dire il piano segreto messo a punto dagli Usa durante la Seconda Guerra Mondiale per sviluppare la prima bomba atomica, affidato al fisico Robert Oppenheimer e al centro dell’ultimo film di Christopher Nolan – è sicuramente altisonante e ad effetto, scelto opportunamente dal tycoon per riferirsi agli effetti dirompenti ed “esplosivi” che il suo piano di riorganizzazione dell’amministrazione americana si prefigge di compiere. “I politici repubblicani – ha infatti spiegato il prossimo inquilino della Casa Bianca – hanno sognato gli obiettivi del DOGE per molto tempo. Per guidare questo tipo di cambiamento drastico, il Dipartimento per l’efficienza governativa fornirà consigli e indicazioni dall’esterno del governo e collaborerà con la Casa Bianca e l’Office of Management&Budget per guidare una riforma strutturale su larga scala e creare un approccio imprenditoriale al governo mai visto prima”.

Robert Oppenheimer

Robert Oppenheimer (gettyimages)

La preannunciata nomina, in concomitanza con la vittoria elettorale di Trump, suscita da giorni forti timori per il potenziale, gigantesco conflitto di interessi di Musk, che è uno dei maggiori contractor del governo federale e le cui attività imprenditoriali, dall’IA alle auto senza pilota, sono soggette a leggi e regolamenti. Il patron di Tesla, SpaceX e X (ex Twitter), infatti, è passato dall’essere un player in posizione di fatto neutrale a spingere sull’acceleratore dell’appoggio esplicito al magnate newyorkese, attraverso un Super Pac, lo strumento per finanziare determinati candidati politici senza rendicontare le donazioni, solitamente soggette a precise regole fiscali. Musk è poi arrivato a finanziare una speciale lotteria negli Stati che più avevano bisogno di assegnare i propri Grandi Elettori al candidato repubblicano, cioè quelli swing (in bilico).

L’incarico al miliardario di origine sudafricana, quindi, sarà cruciale e centrale, nonostante il DOGE non sia un Dipartimento vero e proprio; oltretutto, il suo sarà un incarico “a tempo”: il presidente eletto ha infatti spiegato che “il loro lavoro si concluderà entro e non oltre il 4 luglio 2026: un governo più piccolo, con più efficienza e meno burocrazia, sarà il regalo perfetto per l’America nel 250mo anniversario della Dichiarazione di indipendenza. Sono sicuro che ci riusciranno!”.

“Non vedo l’ora – ha aggiunto il presidente eletto su Truth – che Elon e Vivek apportino cambiamenti alla burocrazia federale con un occhio all’efficienza e, allo stesso tempo, rendendo la vita migliore per tutti gli americani. È importante che eliminiamo gli enormi sprechi e le frodi che esistono nei nostri 6500 miliardi di dollari di spesa pubblica annuale”. In concreto, la decurtazione prevista – già annunciata da Musk stesso in campagna elettorale – si aggirerebbe sui duemila miliardi di dollari. Ma, a queste promesse, il patron di Space X e Tesla non ha chiarito come intenda dar seguito. Ciò che conta, come messo in chiaro dallo stesso Trump, è che lui e Ramaswamy “lavoreranno insieme per liberare la nostra economia e rendere il governo degli Stati Uniti responsabile nei confronti del popolo”.

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