La Cassazione ha disposto un processo di appello bis per il 22enne Alex Pompa (che oggi ha preso il cognome della madre, Cotoia). Si tratta del giovane che nell’aprile 2020 uccise con alcune coltellate il padre a Collegno (Torino) al culmine di una violenta lite familiare, l’ennesima, e per difendere la madre. Pompa venne assolto in primo grado per legittima difesa e condannato, il 13 dicembre 2023, dalla Corte d’Assise d’appello di Torno a sei anni e due mesi di reclusione. I giudici hanno quindi accolto la richiesta della Procura generale.

Nel corso della requisitoria il procuratore generale, chiedendo un nuovo processo, ha affermato che è “evidente” la “necessità di una motivazione rafforzata davanti ad un ribaltamento così evidente rispetto alla prima sentenza. Il primo giudice assume come attendibili le testimonianze della madre e del fratello di Alex, mentre i giudici d’appello con la sentenza hanno disposto l’invio degli atti in procura per falsa testimonianza”.

Di fronte alla ragione principale che aveva indotto i giudici di primo grado ad assolvere Alex per legittima difesa, quelli di secondo grado si sono soffermati sul numero di coltellate, trentaquattro, sferrate con sei coltelli diversi, dato che non può essere compreso nell’alveo del disperato tentativo di difendere la vita della donna, cassiera in un supermarket. La donna, per difendere la condotta del figlio, ha sempre descritto un coniuge violento e assillante, ben oltre i limiti dello stalking: ha infatti raccontato che il marito, nel corso della giornata in cui fu ucciso, l’aveva contattata non meno di 101 volte sul telefonino solo perché credeva che al lavoro avesse salutato un collega.

Nelle motivazioni della sentenza di secondo grado, inoltre, i magistrati affermarono che i colpi furono indirizzati soprattutto alla “regione dorsale” e “ci fu una reiterazione” e ciò, sottolinearono, depone “univocamente nel senso di una condotta francamente aggressiva”. La Corte d’Assise d’Appello aggiunse che i “presupposti essenziali della legittima difesa sono un’aggressione ingiusta e una reazione legittima e mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un’offesa, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità del pericolo e alla proporzione tra difesa e offesa”.

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