La Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Giacomo Bozzoli. È lui che nel 2015 ha ucciso lo zio Mario, un imprenditore di Marcheno nel bresciano che era svanito nel nulla. Il nipote lo avrebbe gettato nel forno della fonderia di famiglia, secondo quanto ricostruito dai giudici. 

Giacomo Bozzoli è irreperibile, ricerche in corso 

Già in primo grado e in appello a Brescia era stato condannato all’ergastolo. Negli ultimi nove anni, Bozzoli è rimasto in libertà e non ha seguito l’udienza a Roma, mentre in tribunale era presente il padre Adelio. È stato lo stesso genitore a dire che il figlio ha aspettato l’udienza nella sua abitazione sul lago di Garda, ma quando i carabinieri sono arrivati lì non lo hanno trovato. La casa era vuota.

I carabinieri che si sono presentati nella casa di Bozzoli, non hanno trovato nessuno. Il 39enne, che doveva essere condotto in carcere, è sparito. Le ricerche sono scattate immediatamente con i militari che sono al lavoro per rintracciarlo.

 

La vicenda

Secondo la ricostruzione degli inquirenti Giacomo avrebbe aggredito lo zio vicino ai forni ma poi avrebbe affidato il “compito” di gettare il corpo nel forno ad un dipendente dell’azienda, Giuseppe Ghirardini. Quest’ultimo svanirà nel nulla a sua volta sei giorni dopo la scomparsa di Bozzoli. Il corpo senza vita dell’operaio verrà trovato solo il 18 ottobre 2015 nei boschi di Case di Viso, ucciso da una capsula di cianuro rinvenuta nello stomaco.

Nella serata dell’8 ottobre 2015, si è ricostruito, la vittima fece l’ultima telefonata, rivolta alla moglie, intorno alle 19.15. Si parlava di una cena in una trattoria vicino a casa. Alle 19.18 si verificò una fumata anomala nel forno grande della fonderia: è in quel momento che il corpo di Mario Bozzoli sarebbe stato dato alle fiamme. Già dal giorno successivo alla sua scomparsa si iniziò a pensare all’omicidio. Soltanto sei giorni dopo, un’altra morte: Giuseppe Ghirardini, operaio della fonderia, venne trovato senza vita a Case di Viso, in Valcamonica. Ghirardini nelle carte della Corte d’assise d’appello di Brescia viene indicato come l’unica di due persone che, oltre a Giacomo Bozzoli, gravitavano intorno al “ristretto ambito spaziale e temporale” dell’omicidio. E a casa sua furono trovati 5mila euro in contanti, forse il compenso per la sua partecipazione alla distruzione del cadavere. L’altro nome fatto è quello di Oscar Maggi: le indagini a suo carico si sono chiuse da poco e a breve la Procura chiederà il rinvio a giudizio per concorso in omicidio. 

Il movente

Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli sarebbe l’unica persona in cui “è risultato coesistere, unitamente all’odio ostinato e incontenibile (…) nei confronti della vittima, anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”. Lo zio era “colpevole a suo avviso” di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari. 

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