Una bambina di 11 anni sarebbe stata aggredita e picchiata da un gruppo di coetanei durante una passeggiata in centro a Foligno (Perugia), riportando lievi ferite per le quali i sanitari del pronto soccorso, dove è stata medicata, hanno emesso una prognosi di guarigione di sette giorni.

Il Corriere dell’Umbria pubblica oggi la denuncia della mamma della piccola, che si è rivolta ai carabinieri, impegnati negli accertamenti sull’accaduto.

L’episodio, avvenuto nei giorni scorsi, di pomeriggio, sarebbe stato ripreso col cellulare dai ragazzi presenti. “Mia figlia – ricostruisce la mamma – era uscita per una passeggiata in centro a Foligno, con un’amica, in orario del tutto adeguato alla sua età”. Una volta a casa ha pero raccontato quanto successo.

L’uscita tra amici si trasforma in un’aggressione

L’undicenne doveva incontrare due coetanee in piazza San Domenico. Una volta lì, la convincono a spostarsi in una zona più isolata dove un bambino “inizia a chiedere più volte a un’altra bambina se poteva picchiare mia figlia. Dopo varie insistenze, la bambina acconsente e il bambino la butta a terra”. L’undicenne, alla quale gli aggressori avrebbero anche strappato via il telefono, “viene poi presa per un braccio da una coetanea – è ancora il racconto della mamma – e trascinata via, in un punto ancora più nascosto”. “Qui viene circondata dal gruppo di coetanei, maschi e femmine, circa una decina. Alcuni iniziano a riprendere la scena con il cellulare, ridendo. Ogni parola che prova a dire, le costa uno schiaffo in faccia. Alla fine, una delle bambine le stringe il collo e la scaraventa a terra”.

La donna, attraverso il Corriere dell’Umbria, lancia anche un appello: “Mi rivolgo alla comunità, alle scuole, alle famiglie. Questo non è un ‘semplice’ litigio tra ragazzini. Questo è bullismo, è violenza, è sopraffazione. È un segnale che qualcosa si è rotto, nei legami tra educazione, socialità e responsabilità. Chi ha ripreso? Chi ha riso? Chi ha guardato senza intervenire? Vorrei che si accendesse un riflettore.
Perché le istituzioni scolastiche e sociali non minimizzino. Perché gli adulti parlino con i propri figli. E perché nessuna bambina debba sentirsi sola, umiliata, o in pericolo, nel centro della propria città”. 

 

Condividere.
Exit mobile version