«Uncoupled», Neil Patrick Harris in una serie tutta piume & melodrammi (voto 6)- Corriere.it

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di Maurizio Porro

Nella serie Netflix l’attore un agente immobiliare di New York che, lasciato dal compagno, si ritrova ad affrontare le difficolt di instaurare nuove relazioni dopo i quarant’anni

Prima delle polemiche sui diritti (negati) dei bimbi nati da coppie omosessuali, il manierismo con cui si raccontano le storie di amori gay, con relativi abbandoni, crisi, soluzione e bacio di happy end, tutto come previsto, non ha niente da invidiare ai film rosa etero di una volta, i litigarelli americani o italiani, con coppia in crisi che si fa le boccacce ma poi si ricompone. Viene naturale fare l’accostamento vedendo gli otto brevi e molto sciolti episodi di Uncoupled (Netflix) di cui sono autori Jeffrey Richman e il noto Darren Star, lo stesso di Sex and the city: il paragone calza a pennello, compresi il gossip con l’amica del cuore afro americana e il chiacchiericcio molesto di Manhattan, solo quartieri alti e palazzi con portieri no stop in livrea.

A 15’ dall’inizio si sa che Michael, dopo 17 anni di convivenza, viene lasciato una mattina senza un perch n un indirizzo dal suo compagno Colin nel giorno del compleanno e della festa a sorpresa. Entrambi sono sui 40, ex belli, la terapia di coppia disastrosa (anche perch condotta da uno psicanalista che la sera diventa drag queen), non facile ricominciare daccapo, i tempi sono cambiati, ora si va su Grinder per rimorchiare e il preservativo non pi richiesto, se mai la mascherina. Fra inaugurazione di mostre d’arte e visite ad appartamenti chic con vedute da gridolini (Michael fa l’agente immobiliare) si consumano alcune settimane, in attesa della tanto attesa e prevista riconciliazione che avviene nell’ultima mezz’ora col ritorno a casa (e forse merito di una speculazione).

In mezzo c’ di tutto, di pi, gli amici sfacciati, il cliente italian style che subito viene a letto, i giovanotti no control, la signora tornata single molesta (la brava Marsha Gay Harden che era anche in Angels in America, dedizione alla causa); l’amico che scopre un cancro al seno, il matrimonio ebreo e, amaro in fundo, una scampagnata invernale in montagna con vomito nella vasca Jacuzzi che non avrebbe sfigurato in un nostro cinepanettone. Il catalogo umano quello vintage della Festa per il compleanno del caro amico Harold, ma quella commedia era spiritosa e pensierosa, qui siamo solo tra piume & melodrammi da Pride.

Neil Patrick Harris (How I Met Your Mother) fa il possibile, agitandosi tra amichetti queer, toy boys, signore facoltose e invadenti, raccontando e ripetendo a tutti i suoi guai di ritrovato single. Mai una battuta divertente e mai un tentativo di approfondire, questa vita glamour di superficie. Rimane la mezza love story di mezza et, perduta e ritrovata, nella cornice di una citt bellissima come New York e tutta club esclusivi, usata solo come specchio fascinosi delle allodole, come un Grindr per rimorchiare spettatori in cerca di qualche brividino caldo di letti sfatti ma a cinque stelle e solo l’esposizione superficiale di una gran solitudine collettiva.

23 agosto 2023 (modifica il 23 agosto 2023 | 08:26)

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