Primo giorno del digiuno a staffetta per la liberazione di Alberto Trentini, il cooperante veneziano 45enne arrestato in Venezuela il 15 novembre scorso e di cui non si hanno notizie da oltre cento giorni. A lanciare l’iniziativa gli amici di Trentini: a partire da oggi, mercoledì delle Ceneri, e per tutto il mese di marzo sarà possibile digiunare a turno, per ventiquattr’ore. Per partecipare alla staffetta del digiuno è sufficiente compilare il modulo sul sito bit.ly/digiuno-alberto-trentini, indicando i propri dati e il giorno in cui si desidera aderire.

Il muro della speranza

La campagna per chiedere la liberazione del cooperante originario del Lido prosegue anche con l’iniziativa “Alberto Wall of Hope“, lanciata sul sito miro.com: più di 300 persone di ogni età si sono scattate un selfie con in mano un foglio che raffigura l’immagine di Trentini e la scritta “Alberto Trentini libero”. In parallelo, procede anche la petizione sul sito Change.org, che ha superato le 77 mila firme.

L’impegno del governo

“Siamo impegnati a restituire ai suoi familiari Alberto Trentini, detenuto in Venezuela dal novembre scorso per ragioni non chiare. È una situazione complessa e di difficile soluzione, abbiamo attivato tutti i canali e confermo ai genitori che stiamo investendo ogni sforzo per rendere possibile il rientro”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, che ha la delega sulla sicurezza, alla presentazione della relazione 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza.

La scomparsa e la denuncia

Sono stati i familiari a denunciare la scomparsa del cooperante: “Alberto – si legge in una nota – era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 e il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito, è stato fermato a un posto di blocco, insieme all’autista della Ong. Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e a oggi ci risulta ‘prigioniero’ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione. Nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità Venezuelana nè Italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto a oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”. 

La scomparsa di Alberto Trentini era stata poi confermata dalla Ong: “Da quando abbiamo ricevuto la notizia dell’arresto del nostro operatore umanitario e del conducente che lo accompagnava, ci siamo mobilitati per ottenere la loro liberazione” ma, “per non interferire nei procedimenti in corso, non abbiamo ulteriori commenti da fare in questo momento”, scriveva in un comunicato l’ong da Caracas, riportato dai media venezuelani.

Chi è Alberto Trentini, il cooperante italiano fermato in Venezuela

Su Linkedin si definisce un “professionista con oltre dieci anni di esperienza nei settori dello sviluppo e umanitario con Ong internazionali in Sud America, Etiopia, Nepal, Grecia e Libano“, con “esperienza comprovata nella gestione di progetti e uffici, coordinamento, progettazione e budget di proposte, risorse umane e logistica. Madrelingua italiana, fluente in spagnolo, inglese e francese”.

La Ong Humanity & Inclusion fondata nel 1982, per la quale lavorava Alberto Trentini, lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”.

Laurea in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari, prima di collaborare con Humanity & Inclusion Trentini, di origini veneziane, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo: fra il 2023 e il 2024, con il Consiglio danese per i rifugiati, a Barbacoas, località della Colombia. 

Per gli ultimi 4 mesi del 2022 invece, sempre in Colombia, è stato, per l’Ong francese Solidarités International, field coordinator; stessa mansione che ha ricoperto per Première Urgence Internationale. Tra il 2017 e il 2020, Trentini ha collaborato con l’organizzazione Coopi in Ecuador, Perù, Libano e Etiopia. 

Tra gli altri paesi dove ha compiuto missioni umanitarie Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina.

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