La parola passa a Giancarlo Giorgetti. Del resto è lui, il ministro dell’Economia, colui che tiene i cordoni della borsa. 

Ed è quindi lui che potrà dire, davvero, quel che si può fare e quel che non si può fare, cercando di mitigare gli “appetiti” delle forze di maggioranza ma anche le proposte che arrivano dai banchi di opposizione sulle modifiche alla manovra di bilancio. I leader della maggioranza aprono ad alcune possibili modifiche della legge di bilancio, in materia di forze dell’ordine, politiche sociali e per le imprese, ma solo se concordate tra tutti e provviste di relativa copertura economica. Sarà dunque lui, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a verificare se esistano le condizioni finanziarie per apporre dei correttivi al testo della manovra, che potrebbero riguardare l’esclusione delle forze dell’ordine dal blocco parziale del turn-over nella Pa, l’introduzione dell’Ires premiale per le aziende – richiesta dalle associazioni datoriali – e alcune misure a sostegno delle famiglie come la Dote Famiglia da 500 euro per sostenere le attività extra scolastiche degli under 14. 

Manovra fiscale, fondi per sanità (Rai)

Niente stravolgimenti del testo, dunque, né proposte che non trovano la condivisione di tutti. Sembra più difficile, viene riferito, possa trovare spazio tra i correttivi la conferma della riduzione da 90 a 70 euro del canone Rai anche per il 2025, avanzata dalla Lega con un emendamento al Dl Fiscale ma ritenuta non prioritaria da Forza Italia. Ma anche l’innalzamento delle pensioni minime da 617 a 621 euro chiesto invece dagli azzurri. L’impianto base del testo resta il sostegno ai redditi medio-bassi tramite la stabilizzazione del taglio del cuneo fiscale fino a 40mila euro. 

Il vertice tra i leader della coalizione, la premier Giorgia Meloni, i due vice Matteo Salvini e Antonio Tajani e il leader di noi moderati Maurizio Lupi, con la partecipazione del titolare del Mef Giorgetti, è stato circondato dal più stretto riserbo. 

Incontro a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati. La manovra non piace a Cgil e Uil che hanno indetto lo sciopero generale

Incontro a Palazzo Chigi tra Governo e sindacati. La manovra non piace a Cgil e Uil che hanno indetto lo sciopero generale (Tg1)

La sala stampa di Palazzo Chigi è rimasta aperta, ma i protagonisti del vertice sembra fossero altrove. Si ipotizza la riunione possa essersi svolta nell’abitazione di uno dei partecipanti, forse a casa della premier o in videoconferenza

Palazzo Chigi parla di incontro “proficuo” in cui è stata riscontrata “la piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo”. Il governo fa sapere che è intenzionato ad “ascoltare con attenzione le proposte migliorative che giungeranno dal Parlamento, sempre nel rispetto di una legge di bilancio seria e con la dovuta attenzione ai conti pubblici, che devono ancora affrontare i gravissimi danni causati dal super bonus, che nel 2025 graverà sulle casse dello Stato più dell’intera manovra”. Sono stati indicati dalle forze politiche oltre 200 emendamenti super segnalati alla legge di bilancio. Tra questi spiccano le proposte della maggioranza per cambiare la norma che introduce i revisori del Mef nelle aziende che ricevono sovvenzioni statali sopra i 100mila euro, per rivedere la tassazione sui profitti delle cripovalute – che nel testo della manovra passa dal 26 al 42% – e su una maggiore rivalutazione delle pensioni minime.  

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