Secondo una stima dell’ONU nei nostri mari e oceani si trovano 51.000 miliardi di particelle di microplastica, oltre 500 volte il numero delle stelle nella Via Lattea. Ogni anno se ne aggiungono almeno 1,5 milioni di tonnellate, mentre più di 14 milioni di tonnellate giacciono già sui fondali. Invisibili, ma ovunque: entrano negli organismi marini, risalgono la catena alimentare e finiscono nel cibo che mangiamo. Ma il mare non è l’unico serbatoio di plastica invisibile. Secondo uno studio pubblicato su Science, la concentrazione di microplastiche nei suoli potrebbe essere fino a tre volte superiore a quella negli oceani. Il vento le solleva, l’acqua le trasporta, le piante le assorbono, gli animali le ingeriscono.
E mentre pensiamo al mare come simbolo di questa crisi, il suolo sotto i nostri piedi si trasforma in un deposito silenzioso di contaminazione. Studi della Vrije Universiteit di Amsterdam hanno rilevato microplastiche nel 77% dei campioni di sangue umano analizzati, con la capacità di accumularsi in organi vitali come intestino, polmoni, cuore e cervello, causando infiammazioni e aumentando il rischio di patologie croniche. Ecco perché, con l’arrivo del Carnevale, la Società Italiana di Medicina Ambientale lancia un appello ai sindaci italiani: “vietate i coriandoli e le stelle filanti di plastica”. Questi prodotti, spesso ricoperti di glitter contenenti micro e nanoplastiche, si disperdono nell’ambiente, contaminano la catena alimentare e impiegano fino a 600 anni per degradarsi. Promuoviamo invece alternative in carta, come da tradizione, per tutelare la salute pubblica e il nostro pianeta. Il cambiamento parte da scelte concrete, ancorché piccole come questa.