Non ci fu alcuna violenza sessuale di gruppo. La Corte d’Appello di Bologna ha nuovamente assolto, confermando la sentenza di primo grado, due ragazzi che otto anni fa furono denunciati per stupro da parte di una ragazza all’epoca 18enne, ritenuta consenziente anche se aveva bevuto.
La giovane aveva accusato i due, oggi 33 e 34 anni, di averla anche filmata. Ma la decisione presa ieri ha respinto così le richieste della Procura di Ravenna, che insisteva per una rinnovazione dell’istruttoria risentendo tutti i testi, ossia rifacendo il processo da capo. Invece i giudici, come riporta la cronaca locale, hanno deciso di passare direttamente alla discussione, affidando la parola alla Procura generale, che ieri ha chiesto condanne a 7 e 4 anni, inferiori rispetto ai 9 anni richiesti per entrambi in primo grado.
Gli imputati erano accusati di avere intrattenuto, il primo un rapporto sessuale non consenziente con la ragazza mentre l’amico, ex calciatore del Ravenna di origine senegalese, filmava la scena col telefono.
A suo tempo due differenti Gip, sulla base delle dichiarazioni della ragazza e soprattutto delle immagini, avevano applicato a entrambi i sospettati la custodia cautelare in carcere. Ma la versione dello stupro era stata sconfessata dai successivi giudicanti che si erano susseguiti nel caso, a partire dal Riesame bolognese che aveva scarcerato i due accusati i quali avevano sempre sostenuto che la ragazza era consenziente.
La vicenda era maturata la notte tra 5 e 6 ottobre di otto anni fa. Dopo vari bicchieri di vino e superalcolici in un locale del centro, la ragazza era stata accompagnata in un appartamento dove era stata infilata sotto la doccia e filmata; poi il caffè, i conati e infine il rapporto sessuale.
Lei era andata a denunciare assieme al fidanzato qualche giorno dopo ricordando solo frammenti della serata. Secondo le motivazioni di assoluzione dei giudici di primo grado, giusto 15 minuti prima “di avere il rapporto in contestazione”, la 18enne era riuscita a interloquire con gli amici e, al telefono, con la madre, fornendo peraltro “risposte congrue alle sue domande”. Cioè “si era dimostrata “pienamente in sé, in grado di esprimere validamente un consenso” che “esprimeva in particolare con la mimica e la gestualità”.
Anzi, dai video “non si apprezza costrizione o manovra seduttiva, istigativa o persuasiva” del 33enne, né “passività inerte o incoscienza della vittima”. In quanto al filmare docce e rapporto, sebbene azione “rozza e deprecabile”, non aveva agevolato “la violenza in contestazione”. Di avviso opposto, la pm Angela Scorza aveva presentato appello, parlando di “scena raccapricciante” e “stato di inconfutabile incoscienza” di una ragazza “completamente indifesa” e in balia del “comportamento denigratorio dei presenti”.