Primo caso di febbre del Nilo nella provincia di Biella. Lo conferma l’Asl locale: si tratta di una donna ricoverata all’ospedale Degli Infermi a cui e’ stato riscontrato il virus West Nile.  

La paziente, 72 anni, residente nel basso Biellese, è debilitata a causa di altre patologie concomitanti. “Pur nel suo quadro di generale fragilità e di necessità di assistenza, sta lentamente migliorando rispetto all’arrivo in ospedale e risponde ai trattamenti antivirali e di supporto erogati” si legge nella nota dell’Asl.

Ad oggi le zone più colpite sono il Lazio e la Campania. Il bollettino più recente dell’Istituto Superiore di Sanità parla di 11 vittime accertate, è datato 7 agosto.

Due giorni fa la Regione Lazio ha fatto sapere di aver esteso le misure di prevenzione e contenimento al West Nile anche nei territori di Roma, dell’Asl Rm3. Il contenimento nella zona è stato reso necessario dopo un caso riscontrato su una donna di 77 anni, con possibile esposizione nella zona dellInfernetto a Roma.

La signora è ricoverata in un reparto ordinario presso lo Spallanzani. La decisone è stata assunta nel corso della cabina di regina di che si è tenuta ieri, con la Regione Lazio, la direzione regionale Salute e Integrazione sociosanitaria, l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro  Spallanzani, e l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana, oltre alla stessa  Azienda sanitaria. In serata, in Campidoglio anche una riunione a supporto del tavolo regionale per coordinare le azioni di prevenzione e controllo del virus. All’incontro hanno preso parte il  Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi, l’assessora alle  politiche Sociali Barbara Funari, l’Ama, la Polizia Locale e la Protezione Civile di Roma Capitale.

Due vittime in poche ore nel Lazio, per un totale di 7 decessi. Una è una 83enne di Pontinia, morta all’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina. La donna era arrivata in pronto soccorso il 24 luglio scorso. Ricoverata in rianimazione in gravi condizioni per la presenza di pluripatologie concomitanti, è deceduta nel reparto di terapia intensiva. La settima vittima nella regione è un 77enne morto all’Ospedale Isola Tiberina Gemelli Isola. Già sottoposto a dialisi, era ricoverato dal 26 luglio scorso in terapia intensiva. Era residente a Velletri, ed è stato esposto al virus a Cisterna di Latina.

Insetti positivi in provincia di Isernia 

Alcuni casi di positività di insetti al West Nile sono stati registrati in provincia diI sernia. Per questo, l’Azienda sanitaria regionale del Molise ha attivato tutte le misure previste in casi di questo tipo, a partire da quelle di sicurezza sulle trasfusioni di sangue.    

“Come richiamato dal Centro Nazionale Sangue – spiegano dall’Asrem cercando di fugare gli allarmismi – è raccomandato l’utilizzo del test sui donatori o in alternativa la sospensione temporanea per 28 giorni di coloro che abbiano trascorso almeno una notte nelle provincia di Isernia”. Inoltre, specifica la dottoressa Carmen Montanaro, direttrice del Dipartimento Unico di Prevenzione dell’Asrem “a fronte della situazione epidemiologica, i sindaci della provincia di Isernia, sono stati invitati a mettere in atto tutte le strategie previste dal Piano Nazionale Arbovirosi, ed in particolare l’esecuzione di disinfestazione con trattamenti adulticidi sul territorio comunale di propria competenza, avvalendosi di ditte autorizzate e specializzate”. 

Prima vittima in Calabria, morto un 80enne

Un uomo di 80 anni originario di Riace è morto al Gom di Reggio Calabria dove, nei giorni scorsi, era stato ricoverato nel reparto di malattie infettive per una encefalite. Dopo il ricovero, i medici hanno confermato che si trattava di un’infezione da virus West Nile. Dopo il decesso, il sindaco di Riace Mimmo Lucano ha disposto una disinfestazione su tutto il territorio comunale la disinfestazione.

2 casi a Novara, una persona ricoverata in ospedale

La Asl di Novara ha rilevato due casi di infezione da virus West Nile nel capoluogo. Si tratta di due persone anziane residenti in zone diverse della città. Per uno dei due casi, non c’è stata necessità di ricovero ospedaliero, pur in presenza di febbre alta. Più complessa la situazione dell’altro, manifestatosi nelle ultime ore. La persona infettata è stata ricoverata in ospedale. Le sue condizioni sono stabili, anche se la presenza di altre patologie rende necessario un attento monitoraggio. 

Secondo quanto riferito dalla Asl, i due pazienti non hanno fatto viaggi di recente e, quindi, il contagio è avvenuto in ambiente urbano. A Novara e in provincia negli ultimi anni sei persone che avevano contratto il virus sono morte. L’ultimo caso risale allo scorso marzo, quando perse la vita un uomo di 75 anni residente a Vespolate, nella bassa Novarese.

La situazione in Europa

Secondo il report dei Centri europei per la prevenzione e il controllo delle malattie aggiornato al 30 luglio “dall’inizio del 2025 al 30 luglio 5 Paesi in  Europa hanno segnalato casi umani di infezione da virus del Nilo occidentale: Bulgaria, Francia, Grecia, Italia e Romania”. 

Nel report vengono inclusi i casi confermati e quelli probabili, e si specifica  che i conteggi “sono preliminari e devono essere interpretati con cautela, poiché potrebbero essere rivisti dai Paesi man mano che  saranno disponibili ulteriori informazioni. Di conseguenza, non vengono forniti i totali”. Guardando alla tabella, tuttavia, l’Italia registra il maggior numero di infezioni, seguita a larga distanza da  Grecia, Romania, Bulgaria e Francia. E l’Ecdc precisa che “il numero più elevato di casi è stato segnalato nella provincia di Latina”, nel  Lazio.

La malattia, i sintomi e le raccomandazioni

Si tratta di una malattia infettiva trasmessa dalle zanzare, in particolare del genere Culex pipiens, che colpisce soprattutto gli uccelli selvatici. Le zanzare si infettano pungendo gli uccelli e a volte trasmettono il virus anche a ospiti accidentali come il cavallo e l’uomo. La zanzara che trasmette il virus West Nile non è la zanzara tigre, bensì la nostra zanzara comune notturna, che punge dal tramonto all’alba. Altre possibili vie di trasmissione comprendono la trasfusione di sangue e il trapianto di organi da donatori infetti e ancor più raramente sono state segnalate infezioni congenite trasmesse dalla madre al feto attraverso il latte umano.

La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta disturbi leggeri come febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. 

Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi si presentano in media in meno dell’1% delle persone infette (1 su 150) e comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti.

Rezza: “Cornacchie e gabbiani in città? Influiscono su possibilità infezioni”

La febbre West Nile, come la Dengue ,”è una malattia provocata da un virus” veicolato da zanzare, anche se “le dinamiche di diffusione sono diverse. Mentre per la Dengue il  ciclo è uomo-zanzara tigre-uomo, per il West Nile i serbatoi sono gli  uccelli e il vettore la zanzara comune che infetta l’uomo pungendolo.

In questo quadro cornacchie e gabbiani in città potrebbero influire sull’epidemiologia di alcune malattie infettive, fra le quali il West  Nile. Fortunatamente per ora nelle città non si riscontrano problemi e non è detto che accada mai”. Lo spiega Gianni  Rezza, già direttore della Prevenzione del ministero della Salute e oggi professore straordinario di Igiene all’università Vita-Salute San Raffaele. 

Ma come evolverà West Nile questa estate nel nostro Paese? “I dati  nazionali – sottolinea Rezza via social – non mostrano un eccesso di casi rispetto agli scorsi anni, ma si nota una estensione dei focolai  che quest’anno, almeno per ora, sono più attivi in alcune zone al  Centro-Sud (provincia di Latina, Anzio/Nettuno, provincia di Caserta) rispetto alla Pianura Padana. Le serie storiche degli ultimi anni  mostrano un aumento dei casi in agosto e poi una tendenza alla  diminuzione già a partire da settembre. Non è una regola, ma è ciò che abbiamo costantemente osservato, e non è detto che possa essere rispettato (in meglio o in peggio) anche quest’estate, considerato i  cambiamenti climatici e all’anticipo delle ondate di caldo”.

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