Gli agenti della polizia hanno scoperto, in un palazzo della periferia di L’Aquila, 12 appartamenti pieni di minuscole telecamere per riprendere gli affittuari, spesso studenti e studentesse universitarie ma anche allievi della Scuola di ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza. La Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo dopo la prima delle tre denunce presentate alla squadra Volante. A presentarla, una studentessa fuori sede dopo essersi accorta di uno strano riflesso nello specchio del bagno che, in realtà, celava una delle microcamere.
I magistrati indagano per interferenze illecite nella vita privata e, al momento, procedono contro ignoti. Bisognerà attendere infatti le indagini della polizia per risalire a chi, fisicamente, abbia piazzato le microcamere negli appartamenti, riconducibili tutti ad un unico proprietario. Non è escluso che a installare i dispositivi possa essere stato qualcun altro, visto che l’immobile è stato recentemente oggetto di ristrutturazione, ma sul proprietario pesano gravi indizi.
Dopo un’attenta valutazione dei fatti raccontati dalla ragazza e avviate le indagini, è scattata la perquisizione, anche informatica, a carico del proprietario di casa, eseguita lunedì scorso. A quanto fanno sapere gli investigatori, le operazioni di perquisizione hanno consentito “di cristallizzare schiaccianti elementi probatori a carico di quest’ultimo, che è risultato proprietario, oltre dell’appartamento ove alloggiava la giovane, di tutti gli altri appartamenti ubicati nello stesso condominio”. Sul cellulare dell’uomo è stata trovata un’applicazione che gli permetteva di gestire e visualizzare le telecamere installate nel bagno della ragazza e di numerose altre telecamere, installate negli altri appartamenti.
Le perquisizioni sono state estese in tutte le abitazioni dello stabile, dove, a conferma delle ipotesi investigative, sono state individuate decine di micro telecamere celate nei rispettivi bagni. Altre telecamere, ancora negli imballaggi e pronte per essere installate, sono state rinvenute nell’autovettura, nell’abitazione e nel garage in uso allo stesso uomo, insieme a ottantamila euro in contanti, presumibilmente proventi di attività illecite.
L’uomo, un aquilano di 56 anni, è stato denunciato per interferenza illecita nella vita privata, anche se non si esclude che le prossime risultanze investigative possano aggravarne la posizione.
