
“Ogni anno il 25 dicembre vediamo un aumento dell’afflusso, ma quest’anno il numero di ospiti è decisamente più alto del solito” racconta Claudio, coordinatore dei 30 volontari presenti da ‘Pane Quotidiano’ – una onlus laica, apolitica e no profit. “Solo a Natale tra questa sede e quella di viale Monza supereremo i 5.000 passaggi” sostengono. A contare, sarebbero state almeno quattrocento le persone che si sono messe ordinatamente in coda in viale Toscana, oltre l’angolo con via Castelbarco: un serpentone lungo quasi 350 metri. Due isolati di persone al freddo, in attesa anche per oltre due ore, per ricevere un sacchetto di generi alimentari e, per i più piccoli, un regalo che per molti di quei bambini è stato l’unico.
Lunga fila di persone bisognose per la distribuzione di alimenti al Pane Quotidiano di viale Toscana a Milano, foto d’archivio 2022 (Ansa)
Quella lunga coda, che da anni siamo abituati a vedere, è il termometro di una Milano diversa da quella che solitamente viene raccontata e immaginata: ovvero la metropoli internazionale, la città della moda, del lusso, dei grattacieli. “Tutti si immaginano una città piena di benessere, ma la realtà Milano è anche questa – racconta Michele, mentre distribuisce caramelle ai bambini – qui ho rivisto ex colleghi, persone che conosco. Vivere qui è diventato impossibile per la gente normale. In coda ci sono stranieri, ma anche tantissimi italiani e pensionati”.
Luigi Rossi, presidente di ‘Pane Quotidiano’, sottolinea come Milano sia una capitale europea, ma anche “la città in cui il potere d’acquisto è calato più che altrove”. Una città fatta di tante belle persone, ma che molte non ce la fanno a vivere. Una città divisa a metà, poveri e ricchi, dove non esiste la via di mezzo. “Ai politici dico di venire qui di venire a vedere la fila, di vedere con i loro occhi. Qui lo Stato non c’è” racconta amareggiato Domenico mentre smista gli ospiti all’ingresso del centro.
E mentre si distribuiscono pacchi, sacchetti, piccoli giochi, resta vivo il motto dell’associazione, stampato all’ingresso: “Sorella, fratello, nessuno qui ti domanderà chi sei, né perché hai bisogno, né quali sono le tue opinioni”.