Le indagini culminate nella maxi operazione internazionale contro la pirateria audiovisiva, si sono svolte per oltre due anni e hanno fatto luce su una associazione a delinquere a carattere transnazionale, con strutture operative ben delineate, una rete informatica distribuita su più Paesi e una organizzazione capillare finalizzata alla rivendita dei segnali attraverso molteplici punti.
Il gruppo era strutturato, secondo quanto accertato dalle attività investigative coordinate dalla procura di Catania, sulla base di un legame associativo tra piu’ soggetti residenti o domiciliati in Italia e all’Estero, strutturato secondo un modello verticistico, una sorta di ‘Cupola del pezzotto’, con ruoli distinti e ben precisi che hanno consentito la commissione di reati concernenti lo streaming illegale di contenuti audiovisivi mediante Iptv, accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica e riciclaggio. Un giro d’affari da 250 milioni di euro mensili, circa 3 miliardi annui, con 22 milioni di utenti finali e che avrebbe prodotto un danno economico alle piattaforme legali di oltre 10 miliardi di euro.