L’ultimo round delle elezioni regionali 2024 stavolta sorride al campo largo, arrivato un po’ sfilacciato – dopo la sconfitta a sorpresa in Liguria – alla prova delle urne per Emilia Romagna e Umbria. Dopo le prime incertezze – causate dagli instant poll, che prevedevano uno strettissimo testa a testa in Umbria – con le proiezioni e lo scrutinio dei voti reali il centrosinistra ha preso il largo e, con il successo della sindaca di Assisi Stefania Proietti che strappa la regione al centrodestra e quello più scontato del sindaco di Ravenna Michele de Pascale in Emilia Romagna, il centrosinistra porta a casa la doppietta.
La premier Giorgia Meloni, a Rio de Janeiro per il G20, è stata tra i primi a congratularsi con i vincitori, rivolgendo gli “auguri di buon lavoro ai nuovi presidenti della Regione Umbria, Stefania Proietti, e della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale”. E sottolineando: “Al di là delle differenze politiche, auspico una collaborazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare per il benessere e il futuro delle nostre comunità”. La presidente del Consiglio ringrazia anche gli sconfitti, “Donatella Tesei ed Elena Ugolini per l’impegno, la dedizione e la passione dimostrati in questa competizione elettorale”.
La mano tesa del governo ai nuovi presidenti di Regione, la convinzione che il 2-0 per il centrosinistra non inciderà sull’azione dell’esecutivo e l’invito a una riflessione bipartisan per fronteggiare il fenomeno sempre più ricorrente dell’astensione al voto raccontano un centrodestra più ‘istituzionale’ e meno ‘politico’ a incassare la vittoria di Proietti e De Pascale. “Nessun dramma”, è il mantra tra i parlamentari del centrodestra. Tuttavia, il pomeriggio ‘povero’ di tweet o di passaggi televisivi la dice lunga sulla delusione nei partiti di maggioranza per il responso delle urne. E se l’Emilia Romagna confermata roccaforte ‘rossa’ era nell’aria, sono cadute le aspettative in Umbria, dove proprio da Perugia, giovedì scorso, Meloni, Salvini, Tajani e Lupi avevano tirato con convinzione la volata finale alla governatrice uscente Donatella Tesei.
Mentre in Liguria Italia viva fu esclusa dalla coalizione, stavolta alcuni esponenti “renziani” hanno partecipato alla corsa elettorale anche se Iv non è stata presente con il suo simbolo sulla scheda, come in particolare il Movimento 5 stelle aveva preteso nei patti con il Pd e AVS. Questione che, in Umbria, non si è mai posta visto che fin dall’inizio la volontà dei centristi è stata quella di realizzare una lista civica comune con i riformisti. I centristi, comunque, rivendicano di aver fatto la loro parte: “Dove siamo uniti si vince. Dove siamo divisi si perde. Qualcuno capirà prima o poi?”, scrive su X Raffaella Paita di Italia viva.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, si è divisa fra Bologna, dove ha festeggiato la “bellissima vittoria” di de Pascale, che a suo giudizio (cenno d’obbligo alla necessità di tenere aperto il campo delle alleanze) “è sicuramente il segno di dove possiamo arrivare quando siamo uniti, compatti intorno a un obiettivo”. E Perugia, dove ha celebrato anche la vittoria di Proietti.
L’analisi del voto nelle due Regioni
Per leggere meglio il successo del centrosinistra, qualche indicazione viene dai voti di lista. Mentre l’Emilia Romagna sembra essere tornata il fortino rosso con il Pd che sfiora il 43% con il supporto di due civiche e con Alleanza Verdi Sinistra (che ripete il sorpasso ai danni del M5S con 5,29% contro 3,55%), in Umbria il margine della vittoria è meno ampio, al punto che tutte le forze possono dire di essere state decisive. Il Pd con il 31% si conferma il sole attorno al quale ruotano i pianeti della coalizione: a partire dal M5S con il 4,89%, la civica Umbria domani al 4,6%, AVS al 4,12%, le altre liste collegate tutte sotto il 2,5%, soglia minima per potere accedere alla ripartizione dei consiglieri regionali.
Giuseppe Conte si è potuto congratulare con gli eletti solo al telefono. Alle prese con la costituente del M5S non si è potuto allontanare da Roma. Il risultato, sebbene positivo per la coalizione, sarà complicato da digerire. La sconfitta del M5S è chiara. Nella costituente si dovrà affermare chiaramente qual è il posizionamento politico del partito e va compreso come, all’interno del campo largo, il movimento riesca a evitare di essere fagocitato dal Partito Democratico. Sicuramente il dato del voto di queste ultime tornate elettorali, compresa la Liguria, creeranno dibattito nel corso della costituente.
Fi sorpassa la Lega, Fratelli d’Italia consolida lo scarto rispetto agli alleati. Malumori sulla scelta dei candidati. In Umbria Il centrodestra perde sulla Sanità
Forza Italia sorpassa la Lega, che invece tracolla rispetto alle scorse Regionali, in Emilia Romagna come in Umbria. E comunque fatica, anche se il paragone è con le scorse Europee. Fratelli d’Italia consolida lo scarto rispetto agli alleati, ma perde terreno rispetto alla tornata di giugno.
La sconfitta che pesa al centrodestra, però, non è l’Emilia Romagna, data quasi per scontata, bensì l’Umbria. E se si può cercare uno sconfitto in queste elezioni che non abbia la residenza in Umbria questi è Matteo Salvini. Strappata al centrosinistra dopo lo scandalo della sanità che coinvolse l’allora governatrice Catiuscia Marini e la sua giunta di centrosinistra, la vittoria del centrodestra con Donatella Tesei fu straordinaria con il suo partito, la Lega, al 37%.
E sulla sanità, che fu lo scontro di allora, oggi il centrodestra ha perso le elezioni. Il lavoro dell’assessore regionale al ramo Luca Coletto, importato da Verona dove era vice presidente leghista della Regione, imposto quasi alla Tesei, ha snaturato le politiche sanitarie regionali. Meno sanità pubblica, più sanità privata, liste di attesa lunghe e migrazione dei cittadini umbri da una parte all’altra della regione per poter ricevere cure. Una politica che si è trasformata, così, in una sorta di legge del contrappasso. Galeotta fu la sanità, che ha fatto cadere il centro-destra sullo stesso tema che segnò la fine di Catiuscia Marini e della precedente giunta di centrosinistra.
La sanità che fu il tema che fece crollare la giunta di centrosinistra di Catiuscia Marini, è lo stesso tema principale che ha portato oggi alla sconfitta di Donatella Tesei. L’assessore alla sanità, il veneto leghista Luca Coletto, ha adottato politiche che hanno permesso in Umbria una forte presenza della sanità privata a scapito di quella pubblica.
In Transatlantico, così, si parla già di una nuova stagione che vada a rimodulare le scelte dei candidati per le prossime elezioni, in ragione del peso specifico dei singoli partiti. Il faro è soprattutto puntato su Matteo Salvini, che, all’indomani della sconfitta in Sardegna, “aveva forzato” proprio sulla candidatura di bandiera dell’uscente Donatella Tesei già quando era già sotto gli occhi degli alleati la sua debolezza.
La scelta dei candidati per il centrodestra nelle prossime regionali ora sarà nelle mani di Fratelli d’Italia
Lo sguardo, però, non è rivolto solo al passato, ma a quanto l’impuntatura di Salvini sull’Umbria possa rivelarsi un boomerang per le prossime sfide elettorali. È soprattutto tra le fila di FdI che si parla con convinzione di un nuovo corso nella contrattazione tra alleati sulle Regionali. Alcuni parlamentari fanno notare la situazione sulla carta geografica: la Lega governa il Friuli Venezia Giulia, la Lombardia e il Veneto; governatori di Forza Italia in Piemonte, Calabria, Sicilia e Basilicata; a FdI, invece, Abruzzo, Marche e Lazio. Con importanti Regioni che si preparano a votare nel 2025, l’impressione è che Fratelli d’Italia possa far valere con convinzione il suo peso specifico nella scelta dei candidati, anche giocando a braccio di ferro laddove necessario. Non dovrebbe essercene bisogno in Campania e Puglia, ma in Veneto sì. Ed è proprio la Regione del Nord-Est che si prepara a essere il nuovo campo di tensioni interne alla coalizione di centrodestra. Con la Lega che difficilmente mollerà la presa, anche se non potrà ricandidare Luca Zaia.