La bozza di documento finale dellaCop29 di Baku sulla finanza climatica pubblicata stamani parla di “trilioni” di dollari, ovvero migliaia di miliardi, in entrambe le opzioni proposte, sia quella che rispecchia le posizioni dei paesi in via di sviluppo, sia quella che rispecchia le posizioni dei paesi sviluppati. Si tratta in tutti i casi di un notevole aumento rispetto ai 100 miliardi all’anno del fondo di aiuti attuali, in scadenza nel 2025. Quello che cambia nelle due opzioni è la composizione del fondo: più contributi pubblici a fondo perduto nella prima, il ricorso a tutte le forme di finanziamento nella seconda.
La bozza, prevista alla mezzanotte ora locale (le 21 di mercoledì in Italia), è stata pubblicata soltanto intorno alle 7:45 ora locale (le 4:45 in Italia) sul sito dell’Unfccc (l’agenzia dell’Onu per il clima che organizza la conferenza).
Un’indicazione precisa è quella, invece, relativa al finanziamento del Fondo per l’adattamento al cambiamento climatico dell’Accordo di Parigi, il cui obiettivo è di 300 milioni di dollari nel 2024. Lo prevede una bozza di documento diffusa mercoledì sera, secondo cui al momento sono stati versati al fondo 132,85 milioni di dollari da 14 donatori, e che ci sono pagamenti in sospeso per 122,57 milioni. La Cop29, si legge nella bozza, “nota con preoccupazione i contributi promessi e in sospeso, e sollecita le parti ad adempiere ai loro impegni il più presto possibile”. Il documento ricorda l’impegno preso dagli stati alla Cop26 di Glasgow nel 2021 di raddoppiare la finanza per l’adattamento al 2025 rispetto al 2019, quando era 19 miliardi di dollari.
Secondo alcune voci, l’Ue sarebbe pronta ad offrire una cifra tra i 200 e i 300 miliardi di dollari all’anno. I Paesi arabi avanzano invece l’ipotesi di un contributo di 440 miliardi, l’India e il G77 (il Gruppo che comprende la maggioranza delle economie emergenti) hanno abbassato la richiesta iniziale di 1300 miliardi a una quota compresa tra i 600 e i 900. Il vero punto critico riguarda il trattamento da riservare ai Paesi classificati come in via di sviluppo, ma con economie in crescita – come Cina, India, Corea del Sud e gli Stati petroliferi Arabia Saudita, Qatar e Emirati Arabi Uniti – che non sono legalmente obbligati dall’Accordo di Parigi a fornire finanziamenti per il clima. Su questo punto i compromessi potrebbero essere i contributi volontari, sostenuti dalla Cina. Con gli Usa indeboliti nei negoziati dall’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca), l’Ue conta proprio sul Paese asiatico – che nei giorni scorsi ha reso noto l’ammontare dei suoi finanziamenti climatici, pari a 24 miliardi all’anno – per trovare un alleato per smuovere gli equilibri e trovare un accordo. Sono infine in discussione il ruolo delle banche multilaterali e del settore privato, oltre ai fondi che sarà possibile raccogliere tramite la riforma del mercato dei crediti di carbonio.
I nodi del negoziato
Tra i nodi da sciogliere, relativi ai finanziamenti, c’è la distinzione tra Paesi donatori e Paesi riceventi: il negoziato va avanti sulla base del 1992, quando paesi come Cina, Qatar, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti erano considerati Paesi riceventi perché in via di sviluppo. Con la situazione decisamente cambiata negli anni, la volontà è di allargare la base dei paesi donatori. La Cina, presente alla Cop29 con il vicepremier, ha dichiarato per la prima volta di aver fatto in questi anni ‘finanza economica volontaria’, bisogna capire quindi se accetterà di entrare nel novero dei Paesi donatori, e se è possibile rendicontare la finanza volontaria.
Per Ecco, il Think tank sul cambiamento climatico, “la cosa fondamentale è che questa Cop raggiunga l’accordo finanziario, che non faccia passi indietro rispetto a Cop28 e che riconfermi l’accordo di Dubai sull’uscita dalle fonti fossili triplicando le rinnovabili e raddoppiando l’efficienza energetica – dice Andrea Ghianda – Il G20 ha riconosciuto la necessità dell’accordo finanziario ma non ha confermato la necessità dell’uscita dalle fonti fossili. Il rischio di questa Cop è che si dimentichi proprio questo aspetto”.