Acqua contaminata, rubinetti senza filtri e strumenti non sterili: in questo stato si sarebbero presentate le sale operatorie del Papardo di Messina, al centro della cronaca dopo il loro sequestro da parte dei Nas. Sei i medici che, a vario titolo, risultano indagati.
La decisione da parte del gip arriva dopo le denunce da parte dei parenti di Dora Biondo, Maria Eugenia Lombardo, Carmela Sampietro, Giuseppe Lo Giudice, Calogera Caruso, Vincenzo Ragusa e Gaetano Bombaci, tutti deceduti dopo interventi di bypass coronarici o di installazione di valvole cardiache.
Nelle cinque pagine dell’ordinanza di sequestro si legge chiaramente che la procura non esita a voler andare più a fondo di oltre venti decessi avvenuti con le stesse modalità. In particolare, dalle verifiche, effettuate anche con il supporto di consulenti tecnici, è emerso che i “decessi relativi alle denunce si inserivano in un novero più ampio di casi analoghi avvenuti nel menzionato reparto sanitario, ai danni di pazienti sottoposti a interventi di varia natura, a cui erano state installate valvole cardiache o bypass coronarici”, si legge.
“Allo stato nessun provvedimento risulta essere stato adottato dalla direzione del nosocomio, pur in presenza di una condizione conclamata di non sterilità dei blocchi operatori“, prosegue il gip: “Sussiste il concreto pericolo che il mantenimento in funzione del blocco operatorio secondo le attuali deteriori condizioni igienico sanitarie comporti gravi e imminenti rischi per la salute dei pazienti chirurgici così aggravando le conseguenze del reato”, prosegue l’ordinanza.
Il gip: “sussiste il pericolo per altri pazienti”
Dopo la denuncia dei casi di Dora Biondo, Maria Eugenia Lombardo, Carmela Sampietro, Giuseppe Lo Giudice, Calogera Caruso, Vincenzo Ragusa e Gaetano Bombaci e le ispezioni nel complesso operatorio del reparto di Cardiochirurgia, sono stati messi i sigilli alle sale in cui è stata riscontrata la “presenza di patogeni nelle acque utilizzate nelle sale operatorie per il lavaggio della strumentazione sanitaria e l’assenza di filtri applicabili ai rubinetti esaminati“.
Sono state due diverse società di laboratorio, una incaricata dall’azienda sanitaria e una incaricata dalla procura a riscontrare la presenza di colonie batteriche nelle sale operatorie della cardiochirurgia: e quegli stessi batteri, l’Idebsiella, la pseudomonas e lo stafilococco avrebbero causato l’insorgenza di sepsi, shock settico, insufficienza multiorgano, endiocardite baatterica e patologie correlate alla contaminazione batterica degli organi interni nelle vittime.