Babbo Natale è un nonnino generoso, con lunga barba e vestito di rosso che vola su una slitta guidata da renne… o no? Per molti bambini oggi è così, ma la sua storia è lunga e complessa e, come tutti i miti, frutto di tradizioni popolari trasmesse e trasformate attraverso il tempo e i luoghi.
Le origini dell’anziano panciuto può essere ascritta a un personaggio realmente esistito nel IV secolo d.C.: il vescovo Nicola di Mira, il cui culto era diffuso in Oriente, nel VI secolo, e poi, in Occidente, a partire dal IX, riprendendo alcuni riti della religiosità pagana, in particolare quelle collegate al solstizio d’inverno, che nell’antica Roma erano i Saturnalia, i festeggiamenti dove ci si scambiavano doni e si perdonavano le pene.
Statua di San Nicola di Bari (Ansa)
Le celebrazioni in nome di Saturno erano tra il 17 e il 20 dicembre – poi prolungate fino al 24 in epoca imperiale – e raccontavano della morte e della rinascita del Sole, il cui culto fu introdotto nella seconda metà del III secolo e istituzionalizzato da Aureliano, con la festa del “Dies natalis invicti solis”, il 25 dicembre.
Altri riti pagani erano le feste in onore di Giano e della dea Strenia, che si celebravano nei giorni successivi al Sol Invictus e, anche in quell’occasione, si scambiavano regali.
La Chiesa romana, forse temendo che le feste pagane potessero in qualche modo ostacolare la diffusione dei Cristianesimo, fissò poi nella stessa data la ricorrenza della nascita di Cristo e questo agevolò il confluire riti pagani e festività cristiane.
Punti in comune tra le tradizioni ce ne sono: nei Saturnalia così come nel culto di San Nicola (il vescovo di Mira che si festeggia tradizionalmente il 6 dicembre e che – secondo la tradizione – regalò doti a tre fanciulle povere per farle sposare invece di prostituirsi e salvò tre fanciulli) si celebra, in qualche modo, l’esorcizzazione della morte e si festeggia l’esistenza con doni ai bambini, simbolo di nuova vita, (elemento che torna anche nella statunitense festa di Halloween e nel messicano Día de los Muertos).
La figura che quindi sembra aver ereditato e incarnare la filosofia delle diverse tradizioni è proprio San Nicola o Santa Claus (l’olandese Sanctus Nicolaus, noto nel nord Europa come Niklaherr, Samichlaus, Sanda Klaus), Santo dai molti volti di cui alcuni anche minacciosi, come ancora oggi raccontano le tradizioni folkloristiche dell’Alto Adige e del Tirolo, dove i bambini devono difendersi da mostri pelosi che li attaccano, se non sono stati buoni durante l’anno.
Americanizzandosi poi, Santa Claus ha dismesso gli antichi panni ecclesiastici e perso l’aspetto di severo punitore dei “bambini cattivi” e ha iniziato ad assumere le fattezze del signore anziano, magnanimo e cicciottello, segno di ricchezza e benessere.
Il generoso portatore di doni, già riportato nel 1843 da Charles Dickens in “Canto di Natale”, diventa più commerciale e rassicurante disegnato, per la prima volta nel 1863, dallo statunitense Thomas Nast, sulla rivista “Harper’s Weekly”.
Ma è stata la Coca-Cola, con una campagna pubblicitaria senza precedenti, a ipercaratterizzare i disegni di Thomas Nast, grazie alla matita del disegnatore di origini svedesi Haddon Sundblom, e a creare il personaggio che tutti conosciamo.
Che sia vestito da Santo, di verde o di rosso, Babbo Natale resta comunque la figura più amata dai bambini di tutto il mondo, capace di realizzare desideri e tener viva la magia delle Feste, sia per chi crede, sia per chi ha solo bisogno di sognare.