Il precedente di Harrison, morto di polmonite per il freddo preso durante l’Inauguration Day del 1841
La decisione di trasferire al chiuso della Rotonda del Campidoglio tutta la cerimonia del giuramento ha fatto ricordare quella di Ronald Reagan nel 1985 ma le similitudini finiscono qui. Quarant’anni fa la temperatura a Washington era davvero polare, -14 gradi, mentre domani dovrebbe essere di -3, sempre fredda ma, secondo gli analisti americani, non così impossibile da vietare di celebrare la cerimonia all’aperto.
Ma è il segno di come la natura possa influenzare anche le cerimonie più importanti. L’ondata artica ha lasciato il segno in modo tragico nella storia delle inaugurazioni presidenziali americane: un presidente morì proprio a causa del freddo preso durante l’Inauguration Day. Nel 1841 William Henry Harrison, 68 anni, generale maggiore dell’esercito americano, combattente nella guerra del 1812, giurò in una giornata di freddo polare e piovosa. In quell’occasione, il nuovo presidente fece il discorso inaugurale più lungo della storia, un’ora e quaranta minuti, 8.445 parole, e poi partecipò alla sfilata su un cavallo bianco, senza indossare guanti, cappello e cappotto. Restò sotto la pioggia e al freddo per oltre due ore. Harrison prese la polmonite e morì un mese dopo. Fu il primo presidente a morire mentre era in carica.
Nel 1909 la cerimonia di inaugurazione di William Howard Taft venne spostata all’interno a causa di una tempesta che aveva fatto cadere a Washington più di trenta centimetri di neve. Quella fu la prima volta che il giuramento si svolse al Campidoglio. Ma l’emergenza non portò alla cancellazione della parata presidenziale: più di seimila persone si misero a spalare, rimuovendo dalle strade 58mila tonnellate di neve e fango. L’inaugurazione più calda della storia fu nel 1981 quando Reagan giurò, per il primo dei due mandati, in una giornata con 11 gradi, una rarità per Washington a gennaio.