Il comandante della polizia giudiziaria libica, Osama Najim, noto come Almasri, direttore del carcere di Mitiga, vicino a Tripoli, è stato arrestato domenica 19 gennaio in un albergo, su mandato di cattura spiccato dalla Corte internazionale dell’Aja. L’uomo si trovava in compagnia di tre suoi connazionali, che sono stati già espulsi, per assistere alla partita Juventus-Milan, giocata sabato. L’uomo era stato soggetto di un mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale (Cpi).
Il giorno 21 si è appreso che l’arresto non è stato convalidato dalla corte di Appello di Roma che ne ha ordinato la scarcerazione immediata. L‘uomo, espulso perché considerato un soggetto pericoloso, è tornato in Libia.
Divampano le polemiche provenienti dall’opposizione e parti della società civile che chiedono chiarimenti in merito alla scarcerazione. “La vicenda di Almasri smonta la propaganda sulla lotta ai trafficanti. Un capo dei trafficanti è stato catturato su mandato della Corte penale internazionale e anzichè consegnarlo l’Italia lo libera per un cavillo giuridico e lo riporta in Libia. La verità è ora chiara“, Sscrive su X don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranean Saving humans.
La Cpi chiede spiegazioni all’Italia sul rilascio di Almasri
“Il 21 gennaio 2025, senza preavviso o consultazione con la Corte, il signor Osama Almasry Njeem sarebbe stato rilasciato dalla custodia e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e deve ancora ottenere, una verifica dalle autorità sui passi presumibilmente intrapresi. La Corte ricorda il dovere di tutti gli Stati Parte di cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e nei procedimenti penali per crimini”. Lo scrive in una nota la Corte penale internazionale.
Il 18 gennaio 2025, la Camera preliminare I della Corte penale internazionale, a maggioranza, ha emesso un mandato di arresto per il signor Osama Elmasry Njeem, noto anche come Osama Almasri Njeem, nella situazione in Libia – ricorda la Corte -. Il signor Osama Elmasry Njeem, che si presume sia stato responsabile delle strutture carcerarie di Tripoli, dove migliaia di persone sono state detenute per periodi prolungati, è sospettato di crimini contro l’umanità e crimini di guerra, tra cui omicidio, tortura, stupro e violenza sessuale, presumibilmente commessi in Libia da febbraio 2015 in poi.
“Lo stesso giorno, la Cancelleria della CPI, agendo in consultazione e coordinamento con l’Ufficio del Procuratore e sotto l’autorità della Camera, ha presentato una richiesta di arresto del sospettato a sei Stati Parte, tra cui la Repubblica Italiana – riferisce la CPI -. La richiesta della Corte è stata trasmessa attraverso i canali designati da ogni Stato ed è stata preceduta da una consultazione preventiva e da un coordinamento che ogni Stato ha svolto per garantire la ricezione appropriata e l’ulteriore attuazione della richiesta della Corte. La Corte ha inoltre trasmesso informazioni in tempo reale indicanti la possibile ubicazione e i possibili spostamenti del sospettato attraverso la zona Schengen europea. Parallelamente, come previsto dallo Statuto, la Corte ha inoltrato una richiesta all’INTERPOL di emettere un avviso rosso. Il sospettato è stato localizzato a Torino, in Italia, nelle prime ore di domenica 19 gennaio 2025 ed è stato arrestato con successo dalle autorità italiane. Il sospettato è stato trattenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure nazionali richieste relative al suo arresto e alla sua consegna alla Corte.
Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto del sospettato”.
“Allo stesso tempo, la Corte ha continuato a perseguire il suo impegno con le autorità italiane per garantire l’effettiva esecuzione di tutti i passaggi richiesti dallo Statuto di Roma per l’attuazione della richiesta della Corte. In questo contesto, la Cancelleria ha anche ricordato alle autorità italiane che, nel caso in cui dovessero individuare problemi che potrebbero impedire o impedire l’esecuzione della presente richiesta di cooperazione, dovrebbero consultare la Corte senza indugio per risolvere la questione”, conclude la Corte dell’Aia.
Il caso cresce sui media e non solo a livello nazionale: la Commissione europea “non commenta” il caso del cittadino libico Nijeem Osema Almasri, rilasciato in Italia dopo essere arrestato su mandato della Corte penale internazionale, ma ribadisce l’invito agli Stati europei di rispettare i mandati della Cpi.
“L’Unione europea sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma. L’Unione rispetta l’indipendenza e l’imparzialita’ della Corte ed e’ fermamente impegnata a favore della giustizia penale internazionale e della lotta contro l’impunita’. E mi permetto di ricordare le conclusioni del Consiglio del 2023: in conformita’ a cio’, il Consiglio invita tutti gli Stati a cooperare pienamente con la Corte, anche eseguendo tempestivamente i mandati di arresto pendenti”, ha affermato il portavoce per la Politica estera, Anour El Anouni, nel briefing quotidiano con la stampa.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il giorno 23 gennaio è chiamato a rispondere ad un question time in Senato sul caso di Najeem Osama Almasri. Il ministro Piantedosi afferma che l’espulsione in quel momento “era la misura più appropriata, anche per la durata del divieto di reingresso“,”A seguito della mancata convalida dell’arresto da parte della Corte d’appello di Roma, considerato che il cittadino libico era ‘a piede libero’ in Italia e presentava un profilo di pericolosità sociale, come emerge dal mandato di arresto emesso in data 18 gennaio dalla Corte Penale Internazionale, ho adottato un provvedimento di espulsione per motivi di sicurezza dello Stato” ai sensi della legge. “Il provvedimento è stato notificato all’interessato al momento della scarcerazione e, nella serata del 21 gennaio, ha lasciato il territorio nazionale“. Così il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al question time al Senato sul caso Almasri.
“Lascia sconcertati quanto emerge dalla Corte Penale Internazionale sul cosiddetto caso Almasri. La decisione di rilasciare il soggetto è frutto di una valutazione operata dalla magistratura italiana che ha rilevato il mancato rispetto delle disposizioni di cui alla l. 237/12 relative proprio allo Statuto istitutivo della Corte. Non sappiamo come sia abituata ad operare la Cpi, ma in Italia i provvedimenti della magistratura si possono anche commentare, ma comunque si rispettano, a prescindere che li si condivida o meno”. Lo ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Giustizia alla Camera, Carolina Varchi.
L’opposizione decide di tenere alto il pressing su Giorgia Meloni chiamandola direttamente in causa sulla vicenda e la esorta “a venire a chiarire in Aula perché in questa pessima vicenda non è possibile che non ci fosse un coinvolgimento diretto di Palazzo Chigi“.