“L’anno più bello di mia madre, nonostante tutto”. È l’anno al centro del libro-diario “Non ci sono buone notizie” edito da Piemme, scritto da Andrea Rizzoli, il figlio di Eleonora Giorgi e Angelo, l’editore e produttore cinematografico. “Non siamo mai stati così uniti. Presi dalle nostre individualità – scrive – procedevamo come delle rette vicine ma parallele. Adesso invece siamo un intricato nodo di emozioni e speranze”.
Un debutto editoriale con una brutta notizia: la malattia della madre, le visite, i viaggi. Una tosse sospetta, un’ombra al pancreas, poi la diagnosi di tumore. Così inizia l’anno più intenso, ricco, doloroso (e bello) della vita di Eleonora Giorgi. Andrea Rizzoli racconta del libro in un’intervista al Corriere della Sera: “Devo ammettere che la condividevo mal volentieri con il pubblico e le lasciavo letterine strazianti sotto la porta della sua stanza per chiederle di non andare sul set, ma di restare con me. Una mattina lo fece: io bigiai la scuola e lei il lavoro, e andammo alla Galleria Borghese a vedere Apollo e Dafne. Ci siamo ritornati da poco”.
E sulla prospettiva futura è deciso: “Faremo il necessario affinché il tempo che le resta sia piacevole, ma non possiamo fare nulla per allungarlo. Ci siamo goduti ogni istante con una intensità prima inimmaginabile. E continueremo fino all’ultimo giorno”.
Nell’intervista Andrea Rizzoli ricorda le persone ha conosciuto grazie al padre e alla madre: “Grazie a mio padre, mi viene in mente Craxi. Ai tempi io ero un bambino e di politica non capivo nulla, ma percepivo lo stesso l’aura che lo circondava, era di una intelligenza incredibile. Ricordo quando venne ospite da noi a Porto Santo Stefano. Una mattina, lessi sul Televideo la notizia della caduta dell’impero sovietico e corsi su a svegliarlo, perché ancora dormiva. Lui tuonò: Andrea se è una bricconata, ti prendo a scapaccioni!”. Della madre invece ricorda i molti amici artisti: “Pino Daniele mi lasciava giocare con la sua chitarra, anche se è Andrea De Carlo che mi ha insegnato a suonarla, quando lui e mamma stavano insieme. Una volta a Sabaudia venne Michele Placido e quando me lo trovai di fronte gridai che era arrivato il Commissario Cattani: erano i tempi della Piovra».
Ma è Marcello Mastroianni ad averlo emozionato di più: “Eravamo in Marocco per un film e io ero chiuso in una roulotte. Siccome mi annoiavo, giocavo a palla. A un certo punto sento bussare forte alla porta, apro e me e lo trovo davanti: Bimbo, il cinema è aspettare. E poi va via sbattendola”.
Gli anni felici e quelli più duri, della malattia della madre, passati con gli altri fratelli nati da altre unioni, nei confronti dei quali non è mai stato geloso: “Mio padre sposò in seconde nozze Melania Rizzoli, che lo ha molto amato e ancora tiene viva la sua memoria. Da quel matrimonio sono nati Arrigo e Alberto, che sento e vedo: l’ultima volta il 23 dicembre, per festeggiare Natale con le nostre compagne. C’era anche l’altro mio fratello, Paolo, con la moglie Clizia».
“Cruciale” poi il ruolo del figlio di Eleonora Giorgi e di Massimo Ciavarro “in questi mesi dopo la scoperta del tumore di mamma. Noi due siamo complementari, senza di lui non saremmo riusciti a fare così tanta strada, a dispetto del primo parere dei medici. E poi suo figlio Gabriele è una medicina vivente per nostra madre: cascasse il mondo, lei alle 17 lo deve vedere».