In lieve calo il numero di casi di sindromi simil-influenzali nella quinta settimana del 2025 (dal 27 gennaio al 2 febbraio) e l’incidenza torna ai livelli di “media” intensità. Il livello d’incidenza in Italia è pari a 16,5 casi per mille assistiti (17,4 nella settimana precedente). I casi stimati di sindrome simil influenzale, rapportati all’intera popolazione italiana, sono circa 973.000, per un totale di circa9.806.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza. Lo evidenzia l’ultimo rapporto RespiVirNet appena pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss).
L’incidenza è stabile nelle fasce di età pediatrica e in lieve diminuzione nei giovani adulti e negli anziani. Maggiormente colpiti i bambini sotto i cinque anni di età, in cui l’incidenza è pari a 43,0 casi per mille assistiti (43,7 nella settimana precedente).
A livello territoriale
Maggiormente colpite le Regioni/PPAA Lombardia, PA di Bolzano, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna. Basilicata e la Calabria non hanno attivato la sorveglianza epidemiologica. Durante la settimana 05/2025, la percentuale dei campioni risultati positivi all’influenza sul totale dei campioni analizzati risulta pari al 34%, in diminuzione rispetto alla settimana precedente (39,3%).
I bambini i più colpiti
L’incidenza più forte nelle fasce di età pediatrica, soprattutto nei bambini sotto i cinque anni di età, in cui è pari a 43,6 casi per mille assistiti. In diminuzione nei giovani adulti e negli anziani.
Bassetti: “Boom polmoniti, dopo il Covid c’è ricerca spasmodica”
“Non possiamo dire con certezza se c’è stato un aumento delle polmoniti rispetto agli anni passati. Dopo il 2020 c’è stata una percezione diversa rispetto alle polmoniti, prima del Covid ci si preoccupava per le meningiti ma sono infezioni che se trattate precocemente hanno una letalità bassa. Ma nell’immaginario collettivo c’era il terrore della meningite e oggi c’è il terrore per le polmoniti. È l’effetto del Covid. La percezione delle persone è che se ho la polmonite andrò in ospedale e rischio la terapia intensiva, mi intubano e poi muoio: invece non è così. Quindi oggi molte più Tac e radiografie del torace e tamponi, c’è una ricerca spasmodica della polmonite rispetto a prima. Certamente c’è un boom, sono tantissime le persone che hanno il problema e arrivano anche in ospedale. Ma il denominatore è cambiato: si cercano molto più di prima”. A fare il punto è Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico S.Martino di Genova.
Ma cosa c’è dietro a questo boom? “Sicuramente il virus dell’influenza – risponde Bassetti – ma non si escludono altri virus come il sinciziale (Rsv), rinovirus, adenovirus, picornavirus, metapneumovirus. Per quanto riguarda poi la componente batterica abbiamo pneumococco, haemophilus influenzae, micoplasma e legionella. Sono tantissimi i virus e i batteri, ma – conclude – ci metto anche i funghi, che possono generare questo tipo di infezioni che colpiscono i polmoni e danno la polmonite”.