C’è l’Europa di fronte ad un bivio. Continuare a sostenere l’Ucraina? Accettare il ruolo che si è ritagliato lo storico alleato americano nonostante da Biden a Trump rispetto alla vicenda Ucraina vi sia un atteggiamento diametralmente opposto? Oppure scegliere di esercitare sulla vicenda un ruolo davvero autonomo e indipendente, senza accettare di essere tirati per la giacchetta dagli Stati Uniti. E il tema non è esclusivamente quello legato alla guerra in Ucraina ma anche quello dei rapporti economici, legati alla difesa comune, all’alleanza storica con gli Stati Uniti d’America. In Italia la voglia di un’Europa capace di esercitare un ruolo autonomo in campo internazionale è stata rilanciata da Michele Serra sulle pagine di Repubblica. “Una manifestazione senza bandiere di partito e a favore dell’Europa”. Perché di fronte a “nuove” situazioni il vecchio Continente deve finalmente decidere di diventare maggiorenne ed esprimersi con proprie, indipendenti posizioni.
Michele Serra ha lanciato la manifestazione per l’Europa (LaPresse)
In piazza per l’Europa o per Kiev?
Accettano l’invito Pd, Italia Viva, Azione, +Europa. Anche Alleanza Verdi e Sinistra è pronta ma con una propria strategia: non è con il riarmo che si esercita un ruolo ma spinti da una collocazione essenzialmente pacifista uscendo dalla logica “se vuoi la pace prepara la guerra”. Manifestare per un’Europa capace di abbandonare il ruolo di nanismo politico può essere il minimo denominatore comune capace di mettere insieme forze politiche in modo trasversale perché occorrono risposte forti, tanto sui dazi americani, quanto sulla vicenda Ucraina. Nessun commento, però, dal M5s che vede, nella proposta d Serra, il rischio di una piazza più tarata su Kiev che sull’Ue. “La domanda, ineludibile è quale Europa vogliamo?”, osserva Giuseppe Conte. Da qui il richiamo a tutti i partiti. Ma la politica, nel frattempo, discute del posizionamento del governo italiano rispetto a questa “emergenza”. Dop la lite Trump-Zelensky alla Casa Bianca alle opposizioni i comunicato di Palazzo Chigi non è piaciuto perché non ha preso una posizione netta.
Elly Schlein, segretaria Pd (LocalTeam)
Meloni deve venire in Aula a riferire
Quello scontro impone chiarimenti immediati da parte di Giorgia Meloni sulla posizione che l’italia intende tenere sul dossier ucraino. Con questi argomenti, all’indomani delle immagini dallo studio ovale che hanno sconvolto il mondo, il centrosinistra chiama in aula la presidente del Consiglio. “Riferisca alle camere prima del consiglio straordinario del 6 marzo”, è il loro appello.
Di fronte allo tsunami trumpiano, il fronte progressista si ricompatta per incalzare la premier sempre più stretta tra l’amicizia con Donald Trump, il sostegno a Zelensky e l’appartenenza europea. Ma Fdi alza il muro: “Meloni ha già in programma di riferire alle camere per il prossimo 18 e 19 marzo in vista del consiglio Ue. La richiesta è evidentemente del tutto strumentale e pretestuosa”. Secondo il Pd, il comunicato di Meloni, “giunto ben ultimo dopo altri leader europei, non fa chiarezza sulla posizione dell’Italia”. Per questo, incalzano i capigruppo Chiara Braga e Francesco Boccia, è suo dovere “spiegare al paese se ha intenzione di abbandonare l’Ucraina al suo destino, se pensa di distinguersi dal resto dell’Europa e come intende rispondere all’arroganza degli Usa e di Trump”.
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trump zelensky washington (Rainews)
L’istanza è condivisa dal M5s che invia due lettere ai presidenti di Camera e Senato per chiedere la convocazione urgente di una conferenza dei capigruppo. È “oggettivamente necessario che la presidente del Consiglio svolga sue comunicazioni in merito alle posizioni che intenderà assumere” il 6 marzo, scrivono Stefano Patuanelli e Riccardo Ricciardi. Identica l’iniziativa di Italia viva. “Venga a riferire in aula. È in gioco il futuro dell’Ue e la centralità del Parlamento non può essere messa in discussione”, recita la missiva dei renziani a Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa. E il verde Angelo Bonelli rincara la dose: “Meloni venga a dire da che parte sta: con Putin e Trump o con l’Europa”.
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Lucio Malan, Capogruppo Fratelli d’Italia (LaPresse)
FdI: “serve senso di responsabilità”
Se l’ opposizione cerca di “stanare” la premier, FdI attacca. “La gravità del momento dovrebbe indurre a maggiore senso di responsabilità”, replicano i capigruppo Galeazzo Bignami e Lucio Malan, assicurando che “Meloni verrà 6 volte in 4 mesi in parlamento con una media di molto superiore a quella dei precedenti governi”. Sono previste infatti le comunicazioni prima del consiglio Ue ordinario di marzo; il premier time del 23 aprile al Senato; un nuovo intervento a giugno prima dell’altro consiglio Ue e un probabile secondo premier time alla camera il 14 maggio.
“Affermazioni gravi e fuori luogo. Non è una questione di contabilità, ma di rispetto verso il Parlamento”, ribadisce il Pd, “Dovrebbe essere lei a sentire l’urgenza di venire”.