Per Giorgia Meloni sono giorni difficili. Se da una parte si trova a rivestire il ruolo, per il rapporto che ha con il Presidente Usa Donald Trump, di ponte tra l’Europa e gli Stati Uniti, non può distanziarsi molto dalle posizioni europee che sembrano aver già preso la strada del sostegno quasi incondizionato a Volodymyr Zelensky, se non altro per quanto accaduto nella Sala Ovale di Washington. In questo complicato equilibrio si trova poi a dover gestire anche i partiti del suo governo. Da una parte i moderati con Tajani e Lupi che premono per una Europa più forte. Dall’altra gli “evviva” incondizionati dei leghisti che inneggiano al nuovo corso trumpiano, felici di un nuovo riposizionamento dei rapporti con la Russia di Putin e, addirittura, attaccano l’Europa con le stesse parole utilizzate da Trump con Zelensky.
Nello Musumeci (Rainews)
Meloni continua così negli sforzi di equilibrismo. Certo le immagini che sono arrivate da Washington hanno spiazzato anche i meloniani, perché si è trattato di una “brutta vicenda, inedita”, come ammette il ministro Nello Musumeci, sottolineando che bisogna guardare a Kiev “con tutta l’attenzione che merita”. Quello che è accaduto tra Russia e Ucraina – è il suo ragionamento – non può essere considerato “ordinarietà”, altrimenti “qualunque altro paese il giorno dopo può trovarsi i carri armati per le strade”. Critica invece chi prende le parti di Zelensky e dimentica il ruolo storico degli Usa nei confronti dell’Europa il viceministro degli esteri, Edmondo Cirielli. “Non credo che una persona, uno stato che ti protegge in Europa – dice – possa essere insultato nel momento in cui chiede di rivedere le condizioni”.
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Maurizio Lupi di Noi Moderati (ANSA)
Questo è il momento di non farsi prendere “dall’emotività” o dalle scelte “azzardate”, ma di “lavorare” in silenzio, e’ l’indicazione fatta arrivare da Meloni ai suoi. Ma mentre la premier si chiude a preparare la missione oltre manica – che la vedrà impegnata anche in un bilaterale con il primo ministro laburista Keir Starmer – leghisti e azzurri ingaggiano una battaglia a suon di dichiarazioni. “Matteo Salvini lo sappiamo bene, da tempo è affascinato da Trump”, apre le danze il portavoce nazionale di FI Raffaele Nevi, invitando i colleghi di via Bellerio a “mantenere la calma” perché “le tifoserie non vanno mai bene in queste situazioni”. Forza Italia crede “in una Europa forte ed unita”, ribadisce peraltro il segretario Antonio Tajani, che in queste ore non ha mai interrotto il filo diretto con la premier. “Dialogare – dice anche Maurizio Lupi – non vuol dire assecondare. Non si deve rincorrere Trump sempre: quando dice cose che non si condividono bisogna avere il coraggio di dirlo”.
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Antonio Tajani/Matteo Salvini (GettyImages)
Ma il leader leghista, via social, punta invece il dito contro chi, a Bruxelles, “usa ancora toni bellicistici” mentre “l’Italia ha il diritto e il dovere di lavorare, insieme agli Stati Uniti per evitare la terza guerra mondiale”: lo stesso scenario paventato da Trump al presidente ucraino nei momenti più caldi della lite nello studio ovale.