I reperti presenti nell’ufficio corpi di reato del Tribunale di Pavia sul caso di Garlasco, come ad esempio il pigiama che Chiara Poggi indossava quando è stata uccisa, sono stati smaltiti nel 2022 e sono, dunque, andati distrutti, come avviene spesso in questi casi con sentenze definitive e dopo tanti anni, anche per questioni logistiche, di spazi. Lo si è appreso in relazione alla ricerche che gli investigatori stanno portando avanti in questi giorni per raccogliere, in altre sedi sia giudiziarie sia investigative, più materiale possibile nelle nuove indagini a carico di Andrea Sempio.
La riapertura del caso e la tesi del doppio killer
Ancora misteri sul caso di Garlasco, “file” che si riaprono, come cassetti infiniti su una vicenda che dal punto di vista giudiziario è stata chiusa da un pezzo, con la condanna a 16 per Alberto Stasi, quasi interamente scontata, mentre a 18 anni di distanza dall’omicidio di Chiara Poggi, emergono altri dettagli, prove forse non approfondite – sembra – fino in fondo e teorie accantonate, secondo alcuni frettolosamente. Ed ecco che spunta la tesi del doppio killer, portava avanti molto dopo il delitto, cinque anni fa, dai carabinieri di Milano, e in questi giorni tornata in auge.
Un’immagine di Chiara Poggi, la studentessa uccisa il 13 agosto 2007 nella sua abitazione a Garlasco (Pavia) (Ansa/archivio)
Cos’è la tesi del doppio killer: le “anomalie”
Su impulso dei militari, la teoria venne bocciata dai magistrati di Pavia nella seconda archiviazione per Andrea Sempio.
Alla base di quel procedimento c’era una ricca informativa firmata dai militari di via Moscova il 9 luglio 2020 nella quale si segnalavano “anomalie” nell’inchiesta che aveva portato alla condanna di Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi e si ipotizzava, tra le altre cose, la presenza di un suo complice.
L’idea fissa di un complice dell’assassino
“Fermo restando gli elementi a carico di Stasi bisognerebbe quantomeno prendere in considerazione la presenza di un correo” era scritto nell’annotazione del Nucleo Investigativo che gia’ allora evidenziava il dna riconducibile a Sempio sotto le unghie della ragazza uccisa. Uno scenario che ricorda molto quello della nuova indagine della Procura di Pavia con la possibilita’ che gli inquirenti abbiano pero’ trovati altri nuovi e, a questo punto clamorosi indizi, visto il tempo trascorso, a carico dell’amico del fratello della vittima.
Nella richiesta di archiviazione, a cui si richiama “integralmente” il gip Pasquale Villani per far calare il sipario su quel procedimento, venivano respinte una a una le richieste di approfondimenti avanzate dai carabinieri. Quanto al possibile duplice autore del crimine, il “mosaico” che risulta dalla “complessa attivita’ di integrazione probatoria ha escluso la presenza di correi”, tagliavano corto il procuratore aggiunto Mario Venditti e il gip.
Le scale, il sangue ed i reperti nel bagno
A sostegno della loro convinzione osservavano: “Si rammenta che il piccolo disimpegno che da’ accesso alle scale (dove e’ stato rinvenuto il cadavere di Chiara) e al bagno (dove e’ stato repertato il dispenser) era talmente cosparso di sangue che la perizia disposta in sede di rinvio ha accertato l’impossibilita’, per Alberto Stasi come per chiunque altro, di attraversarlo senza imbrattarsi le suole delle scarpe se la porta (chiusa) avesse dovuto essere aperta come Stasi ha dichiarato di avere fatto.
La inverosimile “Presenza di più persone”
La presenza di piu’ persone avrebbe anzi ingombrato ancora di piu’ il disimpegno rendendo del tutto inverosimile la presenza di una seconda persona in totale assenza di sue tracce, tracce peraltro non rinvenute ne’ nel disimpegno, ne’ in altre parti dell’abitazione, ne’ sui mobili e le suppellettili”.
Altro ‘grimaldello’ suggerito dai carabinieri per scalfire la condanna di Stasi era proprio quello del possibile coinvolgimento di Andrea Sempio sul quale addensavano sospetti “per le tre telefonate a casa Poggi il 7 e 8 agosto 2007 immediatamente antecedenti al delitto”.
Le telefonate di Andrea Sempio
Solo “suggestioni, senza consistenza investigativa” a parere dei magistrati.
“La telefonata ‘sospetta’ (secondo lo scrivente Comando) avviene in realta’ una settimana prima dei fatti; ed e’ vero che le telefonate tra Sempio e il telefono fisso della famiglia Poggi erano poco frequenti, ma questo deve essere considerato normale in un piccolo centro abitato dove i ragazzi hanno molte possibilita’ di incontrarsi di persona senza preventivamente concordare il luogo e ora. L’affermazione che la chiamata effettuata da Sempio alla sorella di Marco sia ‘l’unico errore’ tra tutte le chiamate documentate, e’ una pura petizione di principio dal momento che il contenuto delle altre telefonate non e’ noto e puo’ solo essere ipotizzato (per quanto e’ dato sapere, tutte le telefonate potrebbero essere state fatte in errore)”.
“E’ poi lo stesso Sempio a dirci di essere stato a conoscenza dell’esistenza di un ‘fidanzato’ di Chiara Poggi da lui non conosciuto ne’ frequentato – prosegue il gip -. E’ difficile ipotizzare che Sempio si sarebbe recato presso casa Poggi per cercare la sorella, avendo la pratica certezza di incontrarla in compagnia del fidanzato, e non esistono evidenze di una conoscenza o frequentazione di Alberto Stasi da parte di Sempio”. Respinti anche i dubbi sull’ipotesi che avrebbe conservato “lo scontrino del parcheggio come ‘alibi’ per la mattina del 13 agosto 2007”. I magistrati argomentano che, sentito come teste, “Sempio riferisce di essersi recato a Vigevano la mattina del 13/08/2007, ma non esibisce alcuno scontrino a supporto delle sue affermazioni: un modo ben curioso di crearsi un alibi.

Delitto di Garlasco (Rai)
L’assassino indossava scarpe numero 42, il numero di Stasi: “mentre Andrea Sempio indossava il numero 44”
Lo scontrino viene infatti rinvenuto successivamente dal padre di Sempio, il quale decide di conservarlo in accordo con la madre, nonostante il figlio fosse gia’ stato sentito dagli inquirenti, o forse proprio per questo; va infatti ricordato l’enorme scalpore suscitato dalla vicenda in Garlasco come nel resto della provincia, ed e’ verosimile che i genitori abbiano voluto conservare lo scontrino proprio perche’ il figlio era gia’ stato sentito ed era quindi – ai loro occhi – in qualche modo entrato nell’indagine”. In ogni caso, a tranciare ogni illazione di lui ci sarebbe il “fatto incontestabile, accertato nel primo grado di giudizio e pacificamente assunto in tutti i gradi successivi, che l’assassino indossava scarpe numero 42, il numero indossato da Alberto Stasi mentre Andrea Sempio indossava e indossa il numero 44, e nessuna impronta di quella misura e’ stata rilevata sulla scena del crimine, cosi come nessun legame e’ emerso tra Andrea Sempio e Alberto Stasi”.