La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per gli indagati accusati, a vario titolo, di corruzione tra privati e turbativa d’asta, nell’ambito di alcuni appalti relativi alle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina.
La vicenda legata ai futuri giochi olimpici non è però conclusa: i pm hanno chiesto infatti al gip di inviare alla Consulta gli atti per stabilire se sia costituzionale o meno il decreto con cui il governo ha stabilito che la Fondazione Milano -Cortina è un ente di diritto privato.
Il dilemma sulla natura pubblica o privata è il perno dell’inchiesta – coordinata dai pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis e dalla procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano – che, nel maggio 2024, aveva portato a diversi sequestri e a indagare sull’ex ad di Milano Cortina, Vincenzo Novari, sull’ex dirigente Massimiliano Zuco e sull’imprenditore Luca Tomassini per presunte irregolarità sugli appalti dei servizi digitali dei Giochi olimpici e paralimpici del 2026.
Per la Procura lo schema era semplice: nella qualità di funzionari pubblici – in quanto legati a una fondazione che beneficia di risorse dello Stato e di enti locali – i due ex dirigenti avrebbero favorito le società di Tomassini (Vetrya, poi Quibyt) in cambio di soldi e beni.
La nuova pista di bob per le Olimpiadi invernali Milano Cortina 2026, Cortina d’Ampezzo, Italia (ApPhoto)
Nello specifico i pm hanno pertanto chiesto alla gip Patrizia Nobile di inviare gli atti alla Consulta per sciogliere il nodo giuridico sulla Fondazione, passaggio che non aveva fatto il Riesame nelle indagini.
Già lo scorso luglio l’aggiunta Tiziana Siciliano, dopo il ricorso di uno degli indagati contro perquisizioni e sequestri del 21 maggio 2024 confermati nell’inchiesta del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, aveva definito “di una gravità inaudita” ed “illegittimo” il decreto legge con cui il governo, a giugno, aveva “ribadito” che la Fondazione, come da atto istitutivo, non è organismo di diritto pubblico, ma una società privata.
Il procuratore di Milano, Marcello Viola, aveva spiegato che l’ente “sebbene si qualifichi, in forza di una norma di rango primario, come ‘ente non avente scopo di lucro e operante in regime di diritto privato’, in realtà abbia una natura sostanzialmente pubblicistica, perseguendo uno scopo di interesse generale, con membri, risorse e garanzie dello Stato e di enti locali”.
Lo scorso febbraio, anche l’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, in un approfondimento trasmesso al comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali aveva scritto che la Fondazione si qualifica come ente di diritto pubblico, perché gli organi di direzione sono di nomina pubblica, persegue un interesse pubblico di portata generale e non incorre in alcun rischio d’impresa, dato che gli eventuali deficit di bilancio sono a carico di Stato ed enti territoriali.
La natura della Fondazione è diventata così uno dei nodi giuridici centrali dell’inchiesta dei pm Francesco Cajani e Alessandro Gobbis sulle presunte irregolarità nella gestione della Fondazione, proprio per la qualificazione dell’ipotesi di corruzione del pubblico ufficiale. Da qui la richiesta di archiviazione dei pm sul caso, dell’appalto del 2020-2021 assegnato a Vetrya (tre indagati), ma anche di quello sempre per i servizi digitali affidati a Deloitte nel 2023 (altri quattro indagati), non potendo proseguire nel procedimento, ma anche con istanza, la principale in pratica, al gip di invio degli atti alla Corte costituzionale per valutare quel decreto.
Nel primo filone sull’appalto 2020-2021 sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya che vinse gli affidamenti, l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, un ex dirigente, per corruzione (tra privati, come riqualificò il Riesame) e turbativa.
In uno stralcio dell’inchiesta, invece, con nuovi testi sentiti ieri, si indaga approfondendo i rapporti economici Deloitte-Fondazione con verifiche su presunte fatture ‘gonfiate’.
Ora la parola sulla questione e sulla sorte dei sette indagati passa alla giudice Patrizia Nobile e forse alla Consulta.