Cinque persone sono state iscritte nel registro degli indagati dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Bari, nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di Francesco Diviesti, il 26enne di Barletta scomparso il 25 aprile scorso e trovato morto il 29 mattina, semicarbonizzato, nelle campagne tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nel nord Barese.
L’uomo è stato quasi sicuramente ucciso e le indagini per omicidio con aggravante mafiosa sono a carico di tre persone di Barletta, un’altra di Minervino Murge e di un cittadino albanese. La certezza che il cadavere ritrovato sia del 26enne parrucchiere si avrà solo dopo lo svolgimento di alcuni esami, come l’autopsia che sarà eseguita da Sara Sablone dell’istituto di Medicina legale del policlinico di Bari a cui l’incarico verrà conferito domani, venerdì 2 maggio.
Le indagini
Gli inquirenti hanno messo sotto sequestro una villa, non lontana dal rudere in cui è stato ritrovato il corpo carbonizzato, e da cui gli inquirenti hanno portato via oggetti e documenti utili alle indagini. E’ stata inoltre disposta l’acquisizione dei tabulati telefonici per ricostruire le ultime ore di vita di Francesco Diviesti, oltre a raccogliere testimonianze di amici, familiari e conoscenti. Le indagini, affidate alla Polizia, si concentrano anche su una rissa avvenuta qualche giorno prima nei pressi di un bar. Non si esclude che possa essere il movente della scomparsa e della tragica fine del giovane, forse avvenuta in un luogo diverso da quello dove è stato trovato il cadavere, portato poi lì per cancellare le tracce.
I movimenti prima della scomparsa
Il 26enne – hanno ricostruito per il momento le indagini – era uscito di casa intorno alle 20.30. A mezzanotte dello stesso giorno era stato visto entrare nel negozio di barbiere in cui lavora col padre, come registrato dal sistema di videosorveglianza del salone.