La Fontana dei Pupazzi, uno dei simboli di Villa Borghese e Piazza di Siena, è stata completamente restaurata e restituita all’antica bellezza grazie alle risorse del Concorso Ippico di Piazza di Siena – in armonia con Roma Capitale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali – che, dal 2018, ha avviato diversi progetti di recupero e restauro di opere artistiche, architettoniche e aree botaniche nelle adiacenze di Piazza di Siena.
Quest’anno, Sport e Salute ha scelto di riportare all’originaria bellezza la fontana realizzata tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
La storia
La Fontana dei Pupazzi nel 1983 fu oggetto di un grave furto: il gruppo scultoreo centrale, composto da un vaso con due putti e delfini, diventò il bottino dei ladri d’arte. Furto che seguì la precedente sottrazione del pilo centrale, avvenuta in un momento non specificato, al pari della sparizione dei quattro mascheroni che adornavano la vasca. Nella giornata conclusiva dell’edizione numero 92 dello CSIO di Piazza di Siena “Master d’Inzeo” è andata in scena una piccola, semplice, “cerimonia dell’acqua”: i vertici di Sport e Salute e FISE, assieme ai rappresentanti della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, hanno ridato vita alla Fontana dopo il restauro, aprendo la via dell’acqua. Ovvero girando le leve che attivano il nuovo impianto idrico della Fontana.
Il restauro ha consentito il recupero all’aspetto originario della fontana e dei suoi getti d’acqua, nonché la sua valenza prospettica legata alla percezione estetica dell’invaso di piazza di Siena e del soprastante viale dei Cipressi. Inoltre, nel pieno rispetto delle moderne esigenze in termini di risparmio idrico e tutela ambientale, il restauro ha eliminato definitivamente i gravi problemi di perdita e dilavamento del sottostante emiciclo di Piazza di Siena.
I numeri
Il restauro della Fontana dei Pupazzi si inserisce in una lotta quotidiana e serrata al recupero delle opere rubate, oggetto dell’Attività Operativa del Comando Carabinieri Tutela Patrimoniale Culturale.
Nel corso del 2024, gli uomini dell’Arma di questo specifico Comando hanno recuperato 80.437 beni, sequestrato 2.804 opere false, denunciato 2.621 reati, di cui 343 in danno al paesaggio.
Nello specifico, sono stati recuperati 30.426 beni antiquariali, archivistici e librari, che vanno dai rari strumenti musicali, allo scultoreo (177) al pittorico (656 opere), fino agli oltre 26mila libri. Sono stati 5.700 i reperti paleontologici recuperati, mentre quelli archeologici hanno superato le 44mila unità, delle quali poco meno della metà (19.505) completamente intatti, mentre le monete di origine archeologica sono state 10.887.
La stima economica – aldilà dell’inestimabile valore culturale – dei beni culturali recuperati nel 2024 è da far tremare i polsi: 130 milioni di euro, che si affiancano ai 73 milioni di altri sequestri di competenza della task force. Una lotta dura e senza quartiere. Una lotta del TPC che in 56 anni di attività ha portato al recupero di oltre 3 milioni di opere recuperate.