I mercati danno fiducia alla tregua. O meglio, provano a credere che il cessate il fuoco tra Israele e Iran annunciato nella notte dal presidente Usa Donald Trump possa davvero durare, nonostante le accuse tra le parti – e dello stesso Trump – di aver violato la tregua. Sui mercati si è visto sin dalle prime battute il ritorno della propensione al rischio: su l’azionario, giù il petrolio (-4,8%) e gli asset rifugio, come dollaro e oro (-1,6%).
A fine giornata, senza strappi violenti, Milano archivia la seduta con un rialzo del Ftse Mib dell’1,63% (con il risiko bancario che torna protagonista), rialzi simili nel resto d’Europa: fiducia nella tregua sì, ma senza euforia. Intanto, il mercato incassa l’affondo del presidente della Fed Jerome Powell che mettendo in guardia dai pericoli derivanti dai dazi sui prezzi, dice che la banca centrale resta ferma sui tassi perché prevede un aumento dell’inflazione.
A Piazza Affari, scivolano i titoli oil con il calo del greggio (Eni la peggiore a -2,5%), banche in primo piano: vola del 7% Mps, seguita da Mediobanca (+4,1%) mentre si aspetta il via libera ufficiale della Bce all’Ops su piazzetta Cuccia. Corrono gli altri titoli bancari. Sul valutario, scivola il dollaro con il ritorno della propensione al rischio e l’euro aggiorna i massimi da ottobre 2021 vale 1,1620 dollari (ieri a 1,154) e 168,32 yen (168,99), mentre il cross dollaro/yen è a 144,85 (146,35). Il Bitcoin recupera terreno e sale del 4% a 105.700 dollari. La distensione sul fronte energetico riguarda anche il gas che sprofonda del 12,4% portandosi a 35,48 euro al megawattora. Infine si sgonfia anche l’oro: il contratto spot cede l’1,65% attestandosi a 3.313 dollari l’oncia.