“Oggi mi è stato notificato il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri: dopo oltre sei mesi dal suo avvio, rispetto ai tre mesi previsti dalla legge, e dopo ingiustificabili fughe di notizie. I giudici hanno archiviato la mia sola posizione, mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri Piantedosi e Nordio e del Sottosegretario Mantovano”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
“E’ una tesi palesemente assurda. A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. E’ quindi assurdo – rimarca la presidente del Consiglio – chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro”.
“Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L’ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere”, conclude la premier.
La vicenda
A maggio, il governo Italiano ha inviato alla Corte penale internazionale dell’Aja la propria memoria difensiva sul caso di Njiiem Almasri, il comandante libico arrestato a Torino il 19 gennaio e rimpatriato due giorni dopo. A febbraio la Corte aveva chiesto all’Italia spiegazioni sull’improvviso rilascio di Almasri.
Sull’uomo pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla Cpi con l’accusa di crimini di guerra e contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga (Tripoli). Secondo la Cpi nel carcere sotto la direzione di Almasri dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti. Per i giudici, in particolare, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”.
I giudici con base nei Paesi Bassi, in sostanza, hanno accusato l’Italia di non aver eseguito il mandato d’arresto, di non aver perquisito Almasri, di non aver sequestrato i dispositivi in suo possesso e di aver sperperato denaro pubblico rimpatriandolo a Tripoli a bordo di un aereo dell’intelligence.
Il 28 gennaio la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva annunciato di essere indagata – in seguito a una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti – per favoreggiamento e peculato dalla Procura di Roma in relazione al rimpatrio di Almasri. Con lei anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano. accusato di inerzia, il ministro Nordio si era difeso in Parlamento sostenendo che la richiesta di arresto dell’Aja fosse irregolare e che non erano state rispettate le sue prerogative.