La Polizia di Stato di Catania ha dato esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura interdittiva, emessa lo scorso 4 settembre dal gip etneo, a carico di un 63enne, all’epoca dei fatti primario nell’ospedale di Paternò e adesso titolare di un altro incarico pubblico nel sistema sanitario: è indagato per violenza sessuale aggravata dal rapporto di subordinazione. Il gip ha ravvisato gravi indizi per uno solo dei diversi casi contestati dalla Procura, quello ai danni di una collega, medico chirurgo. Il provvedimento restrittivo è stato eseguito da personale della Squadra mobile e della sezione di Pg della Polizia della Procura, che hanno condotto complesse indagini.
Secondo l’accusa, nel periodo compreso tra il 2020 e il 2024, il medico avrebbe tenuto in ospedale “espliciti comportamenti, finalizzati ad ottenere prestazioni sessuali da personale femminile operante nella struttura”. L’indagato avrebbe agito sulla base di “abuso di autorità e anche nel timore” da parte delle vittime di “subire pregiudizi nella sfera professionale”. I fatti sarebbero avvenuti in ospedale, durante i turni di servizio, e sarebbero stati immortalati da un impianto di videoripresa. Tra le diverse ipotesi contestate dalla Procura sulla base di video-riprese, intercettazioni e dichiarazioni, il gip ha ravvisato però, i gravi indizi di colpevolezza per una sola violenza sessuale commessa ai danni di una collega medico chirurgo. “L’indagato, nell’esercizio delle sue funzioni, approfittando dello stato di soggezione della vittima – come conseguenza della condizione subordinata della donna – l’avrebbe indotta a subire atti sessuali”, spiega la Procura di Catania.
In particolare, anche in occasione delle visite ai pazienti svolte insieme alla vittima in ospedale, il 63enne l’avrebbe palpeggiata con gesti fulminei, rivolgendole contestualmente avances di tipo sessuale. “In molteplici casi la condotta si realizzava con comportamenti realizzati all’interno del nosocomio, mediante gesti rapidi tali da impedire alla vittima di sottrarsi alla sua azione, di difendersi e, comunque, di manifestare il suo dissenso”, sottolinea ancora la Procura di Catania. I fatti si sarebbero verificati da dicembre 2018 fino a settembre 2024.
In “ragione della gravità dei fatti contestati e della molteplicità delle vittime” la Procura aveva chiesto nei confronti del medico la custodia cautelare in carcere. Richiesta che il gip ha rigettato, ritenendo, invece, di disporre per uno solo dei diversi episodi contestati, la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni pubbliche per dodici mesi in aziende ospedaliere, aziende sanitarie e, più in generale, in strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica. La Procura si è “riservata di impugnare il provvedimento.