Un addio di scena rigoroso, fatto di numeri ma anche di indicazioni precise per la gestione di tutte le attività di un impero economico che vale oltre 12 miliardi di euro. Principi basilari dovranno essere: etica, integrità morale e correttezza. Giorgio Armani ha scritto di suo pugno in primavera i due testamenti resi noti oggi. Alla Fondazione Armani, creata con il compagno e socio Leo Dell’Orco va il 100% del gruppo che porta il suo nome e sarà lo stesso Dell’Orco ad avere il maggior pacchetto azionario con diritto di voto, il 40 percento, mentre i nipoti Silvana e Andrea avranno il 15 percento a testa. A Dell’Orco va anche l’usufrutto a vita del palazzo di via Borgonuovo a Milano, dove lo stilista viveva. Entro al massimo un anno e mezzo, si legge nei documenti, il 15 percento del capitale dovrà essere ceduto in via prioritaria a uno tra i gruppi LVEmash, EssiLux Luxottica, L’Oreal o ad altre società con cui progettare poi, nel corso di cinque-otto anni una graduale eventuale cessione o quotazione senza mai scendere sotto il 30 percento. Gran parte del patrimonio immobiliare di Armani, comprese ville molto amate come quella di Pantelleria, andrà in larga parte alla famiglia con la possibilità di usufrutto per molti dei collaboratori più stretti dello stilista.
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