Non c’è un secondo assassino nell’omicidio di Chiara Poggi. È quanto emerge dalla consulenza depositata in Procura a Pavia dal comandante dei Ris di Cagliari nell’ambito della nuova indagine sul delitto.
Il documento, lungo circa 300 pagine, ricostruisce nei dettagli, grazie alle più moderne tecnologie, la scena e la dinamica del delitto del 13 agosto 2007, per il quale l’allora fidanzato della vittima, Alberto Stasi, sta scontando una condanna definitiva a 16 anni.
Gli specialisti dell’Arma, giunti appositamente dalla Sardegna, hanno trascorso l’intera giornata del 9 giugno nella villetta di Garlasco, dove ancora vivono i genitori di Chiara, realizzando una ricostruzione in 3D della scena del crimine con l’ausilio dei droni e analizzando nel dettaglio la disposizione e le caratteristiche delle macchie di sangue con la Bloodstain Pattern Analysis (Bpa).
Il lavoro, complesso e accurato, non ha evidenziato la presenza di una seconda persona, come ipotizzato dalla Procura di Pavia, che aveva indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, per omicidio in concorso con altri.
Gli investigatori a giugno si erano soffermarti sulla parete destra delle scale dove era stato trovato il corpo di Chiara Poggi. Qui era stata trovata l‘impronta 33 attribuita solo recentemente a Sempio. In un primo momento sembrava che le indagini della Procura si concentrassero su questa traccia ma a luglio gli inquirenti avevano fatto sapere che “non è possibile procedere ad accertamenti biologici” su questa particolare impronta. Soprattutto perché l’intonaco su cui c’era la traccia 33 era stato già negli anni prelevato e utilizzato per i precedenti accertamenti.
La consulenza dei Ris confermerebbe dunque l’ipotesi iniziale: l’assassino avrebbe agito da solo. Alla consulenza dovrà affiancarsi quella della dottoressa Cristina Cattaneo, incaricata di rileggere alcuni aspetti del delitto: stabilire l’arma del delitto, il numero di lesioni e verificare se l’omicidio sia stato commesso da una o più persone. Le due consulenze saranno poi integrate per ottenere un quadro completo della dinamica del crimine.
Restano in corso le analisi della Polizia scientifica sulle otto impronte digitali parziali trovate sulla spazzatura repertata la mattina del delitto: sei su un sacchetto di cereali e due su un sacchetto della spazzatura.
Questi elementi, a 18 anni dall’omicidio, dovranno essere valutati nell’inchiesta.
All’inizio di settembre, negli uffici della Questura di Milano, il perito dattiloscopico Domenico Marchegiani, insieme ai consulenti dei pm, delle difese e della famiglia di Chiara, ha rintracciato le otto impronte latenti non sull’etichetta del brick di Estathé né sulla confezione di biscotti, ma su due sacchetti sequestrati subito dopo il delitto. Dopo l’isolamento del Dna di Stasi sulla cannuccia dell’Estathé, queste tracce rappresentano l’altro elemento “inedito” emerso dall’incidente probatorio. Per completare gli accertamenti, i consulenti hanno chiesto una proroga, perché i 90 giorni previsti dal 17 giugno non sono stati sufficienti.
La giudice di Pavia, Daniela Garlaschelli, ha convocato le parti il 26 settembre per fare il punto della situazione, mentre la chiusura degli esperimenti scientifici è prevista per il 24 ottobre, quando gli esperti discuteranno i risultati davanti al giudice.