Fiato sospeso e occhi puntati sui popolari: per Ilaria Salis è il giorno del voto della Commissione affari giuridici dell’Eurocamera sulla richiesta di revoca della sua immunità. Ma sulla sorte dell’eurodeputata di Avs a Bruxelles ancora non c’è chiarezza.
Innanzitutto, il voto di oggi non sarà quello definitivo: la decisione finale spetta infatti all’Aula, un passaggio che avverrà quasi sicuramente nella prima settimana di ottobre, indipendentemente dall’esito di oggi. La plenaria però tradizionalmente conferma il parere della commissione, ed è per questo che l’Eurodeputata sa di giocarsi nelle prossime ore una partita chiave.
I numeri al momento non le sorridono. A poche ore dal primo voto dell’Eurocamera, l’eurodeputata, in un’intervista al Corriere.it, si è lanciata in un ultimo appello: “Voglio essere processata, ma in Italia“. Per Salis, infatti, quello in Ungheria sarebbe un verdetto già scritto. Da qui la richiesta indirizzata direttamente al governo di Giorgia Meloni: “Sono convinta che sia in grado di far sì che il processo avvenga in Italia. È quello che chiedo con forza”.
L’eurodeputata Ilaria Salis durante una seduta del Parlamento europeo a Strasburgo, 9 ottobre 2024 (ANSA)
Il voto in commissione appeso alla decisione di due membri del Ppe
In commissione affari giuridici si sono detti pronti a difendere la sua immunità 11 eurodeputati su 25: si va dalla sinistra (tra loro il pentastellato Mario Furore) agli esponenti dei Verdi, fino ai Liberali e ai Socialisti, tra cui il dem Brando Benifei.
Sono invece 7 quelli che, quasi certamente, voteranno per la revoca: gli eurodeputati dei gruppi sovranisti Europa delle nazioni sovrane e patrioti e dei Conservatori di Ecr, tra cui il meloniano Mario Mantovani. L’ago della bilancia saranno quindi i 7 eurodeputati del Ppe, che sulla carta, al momento, appaiono per la revoca dell’immunità, come indica la riservatissima relazione del relatore del testo, lo spagnolo Adriàn Vàzquez Làzara, anch’egli popolare.
Ma è proprio il documento di Adriàn Vàzquez Làzara ad aprire una crepa nel Ppe, spiegano fonti vicine al dossier, che sottolineano come basterebbero solo due defezioni nel gruppo per salvare Salis. Sarebbe infatti la presenza nel testo di una frase che indica “l’assenza di fumus persecutionis” ad aver destato più di una perplessità tra gli eurodeputati, soprattutto dopo il tweet con le coordinate di un carcere ungherese diffuso dal portavoce di Viktor Orban.

L’attivista milanese Ilaria Salis in aula per la terza udienza del processo a suo carico, 24 maggio 2024. (ansa)
La campagna elettorale ungherese complica la situazione
Ed è proprio la campagna elettorale ungherese a complicare il destino di Salis. Il voto sull’eurodeputata di Avs si terrà infatti contemporaneamente a quello sulla revoca dell’immunità dell’eurodeputato popolare ungherese Pèter Magyar, ex esponente del governo, oggi leader dell’opposizione e sfidante, avanti nei sondaggi, in vista delle elezioni di aprile.
Al Ppe da un lato converrebbe appaiare i due voti, dando così un giudizio negativo sullo stato del sistema giudiziario ungherese e validando la tesi della persecuzione politica. Tuttavia, fonti popolari fanno sapere che qualcuno teme che se Magyar e Salis si trincerassero dietro la loro immunità, Orbàn potrebbe sfruttare la situazione a favore della sua campagna euroscettica. La vicenda di Ilaria Salis rischia dunque, ancora una volta, di rimanere intrappolata nelle questioni interne magiare.
Ma in gioco questa volta c’è anche l’immagine dell’Eurocamera e infatti è arrivato l’appello della vicepresidente ed eurodeputata Dem Pina Picierno: “Opporsi alla revoca dell’immunità significa difendere l’autonomia delle istituzioni europee”, ha scritto Picierno, incalzando i popolari a difendere l’italiana e accusando il primo ministro ungherese di “ricalcare i metodi repressivi di Vladimir Putin”.