I Nobel si chiudono con il premio per l’Economia consegnato oggi lunedì il 13 ottobre. Ogni Nobel prevede una medaglia d’oro, un diploma e un assegno da 11 milioni di corone svedesi, circa un milione di euro.
Il premio per l’economia è l’unico Nobel che non figura tra i cinque originari creati nel testamento dello scienziato svedese Alfred Nobel, morto nel 1896. Infatti, è stato invece istituito grazie a una donazione della banca centrale svedese nel 1968, portando i detrattori a soprannominarlo “falso Nobel”.
Secondo gli esperti, il premio di quest’anno potrebbe andare alla ricerca sull’intelligenza artificiale o sulla disuguaglianza.
L’anno scorso il premio è stato assegnato al turco-americano Daron Acemoglu e ai britannico-americani Simon Johnson e James Robinson per la ricerca sulla disuguaglianza di ricchezza tra le nazioni.
Per Micael Dahlen, professore alla Stockholm School of Economics, è importante guardare alle discipline premiate negli anni precedenti. “L’economia dell’informazione è una forte contendente”, ha detto Dahlen all’AFP, sottolineando che questo campo è stato messo in luce l’ultima volta per il premio 2016.
“Negli ultimi anni, soprattutto con l’intelligenza artificiale, questo campo è diventato di grande attualità“, ha affermato. Secondo Dahlen, un forte candidato sarebbe quindi l’economista americano Erik Brynjolfsson. Dahlen ha anche fatto il nome della tedesca Monika Schnitzer, eminente economista nel campo dell’economia internazionale. Nello stesso campo, la commissione potrebbe anche dare il via libera all’americana Susan Athey, che esplora come le nuove tecnologie trasformano i mercati e le politiche pubbliche, ha spiegato Mikael Carlsson, professore all’Università di Uppsala. Le donne sono state sottorappresentate tra i vincitori del premio per l’economia. Dei 96 vincitori premiati dal 1969, solo tre sono donne.
“Nessuno è insensibile al modo in cui vengono percepite le decisioni”, ha dichiarato all’AFP Magnus Henrekson dell’Istituto di ricerca di economia industriale di Stoccolma. La stagione dei Nobel 2025 ha finora premiato due donne: l’americana Mary Brunkow, co-vincitrice del premio per la medicina, e la leader dell’opposizione venezuelana Maria Corina Machado, vincitrice del premio Nobel per la pace.
L’edizione 2025 potrebbe premiare economisti che si occupano delle disuguaglianze di ricchezza, come il franco-americano Emmanuel Saez o il francese Thomas Piketty, secondo i ricercatori dell’Università di Goteborg. “I loro confronti internazionali e le loro banche dati aperte hanno reso il dibattito più basato su dati concreti e hanno rafforzato la nostra comprensione di come diversi sistemi fiscali possano ridurre le disuguaglianze senza ostacolare lo sviluppo economico”, ha affermato il professore di economia Olof Johansson Stenmman in un commento.
Tra i possibili vincitori c’è, poi, l’economista francese Gabriel Zucman potrebbe essere un contendente insieme alla coppia, anche se il fatto che sia recentemente salito alla ribalta in Francia per una proposta di tassare i super ricchi potrebbe dissuadere l’Accademia dal fare quella che potrebbe essere considerata una scelta controversa. “Questo potrebbe scoraggiarli”, ha ipotizzato Henrekson. Nel 2023, Zucman ha vinto la John Bates Clark Medal, un premio spesso considerato un potenziale precursore del Nobel, con il 17% dei suoi vincitori che in seguito ha vinto il Nobel.
Altri nomi citati come possibili vincitori sono la belga Marianne Bertrand e l’americano Sendhil Mullainathan. La società di ricerca Clarivate, che elenca i potenziali vincitori in base al numero di citazioni, ha messo in evidenza il duo per le loro ricerche sulla discriminazione razziale e l’economia del lavoro influenzata dalla psicologia e dalla cultura.
Altro nome in papabile è quello dell’economista svizzero Ernst Fehr, specializzato in economia comportamentale e neuroeconomia, è stato proposto e potrebbe condividere il premio con gli americani George Loewenstein e Colin Camerer. Gli analisti hanno anche indicato il giapponese Nobuhiro Kiyotaki e il britannico John Moore per il loro lavoro su come piccoli shock possono influenzare i cicli economici.
La settimana dei Nobel, i premi assegnati
La settimana dei Nobel è cominciata lunedì 6 ottobre con l’assegnazione del premio per la Medicina a Mary E. Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi per la scoperta del meccanismo con cui il sistema immunitario reagisce alle infezioni. Come fa il sistema immunitario a stabilire cosa attaccare e cosa difendere, visto che il nostro sistema immunitario ci protegge da migliaia di microbi diversi che cercano di invadere il nostro corpo? E’ questo il focus intorno al quale ha girato la scoperta dei tre vincitori. I microbi hanno tutti un aspetto diverso e molti hanno sviluppato somiglianze con le cellule umane come forma di mimetizzazione e Mary Brunkow, Fred Ramsdell e Shimon Sakaguchi hanno “identificato le guardie di sicurezza del sistema immunitario, le cellule T regolatrici, che impediscono alle cellule immunitarie di attaccarci”, si legge sul sito del Nobel Prize. “Le loro scoperte sono state decisive per comprendere il funzionamento del sistema immunitario e il motivo per cui non tutti sviluppiamo gravi malattie autoimmuni”, afferma Olle Kämpe, presidente del Comitato per il Nobel.
Martedì 7 ottobre è stata la volta della Fisica con il britannico John Clarke, il francese Michel Devoret e l’americano John Martinis per la scoperta dei “tunnel quantistico macroscopico e della quantizzazione dell’energia in un circuito elettrico”. I vincitori hanno utilizzato una serie di esperimenti per dimostrare che le bizzarre proprietà del mondo quantistico possono essere concretizzate in un sistema abbastanza grande da essere tenuto in mano. Il loro sistema elettrico superconduttore potrebbe passare da uno stato all’altro con l’effetto tunnel, come se attraversasse direttamente un muro. Hanno anche dimostrato che il sistema assorbe ed emette energia in dosi di dimensioni specifiche, proprio come previsto dalla meccanica quantistica.
Mercoledì 8 ottobre sono stati premiati per la Chimica Susumu Kitagawa, Richard Robson e Omar M. Yaghi per lo sviluppo di strutture metallo-organiche: “I vincitori – si legge nel comunicato – hanno sviluppato un nuovo tipo di architettura molecolare. Le strutture da loro create contengono grandi cavità in cui le molecole possono fluire dentro e fuori. I ricercatori le hanno utilizzate per raccogliere acqua dall’aria del deserto, estrarre inquinanti dall’acqua, catturare l’anidride carbonica e immagazzinare idrogeno”.
Giovedì 9 ottobre il Nobel per la Letteratura è stato assegnato allo scrittore ungherese Lazlo Krasznahorkai ”per la sua opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore apocalittico, riafferma il potere dell’arte”, si legge nella motivazione dell’Accademia di Svezia che assegna il premio. László Krasznahorkai “è un grande scrittore epico di tradizione mitteleuropea – si legge ancora nelle motivazioni – che si estende da Kafka a Thomas Bernhard, ed è caratterizzato da assurdismo ed eccessi grotteschi. Ma il suo stile è più ampio, e guarda anche a Oriente adottando un tono più contemplativo e finemente calibrato”.
Nato nel 1954, autore dei romanzi Satantango e Melancolia della resistenza, è considerato dalla critica il più importante scrittore ungherese vivente e uno tra i maggiori autori europei.
L’anno scorso è stata premiata la sudcoreana Han Kang.
Venerdì 10 ottobre il Nobel per la Pace è stato assegnato all’oppositrice venezuelana Maria Corina Machado. A consegnare il premio una commissione di cinque persone, eletta dal Parlamento norvegese, a Oslo.
Il premio, questo l’annuncio, va a una “coraggiosa e impegnata paladino della pace”, “una donna che mantiene accesa la fiamma della democrazia in mezzo a un’oscurità crescente”.
Il riconoscimento, si legge nella motivazione, le è stato conferito “per il suo instancabile lavoro nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia”.
“Mara Corina Machado è una delle figure civili più straordinarie del coraggio latinoamericano dei nostri tempi”, ha dichiarato Jørgen Watne Frydnes, presidente del Comitato norvegese, sottolineando come, sotto la sua guida, “l’opposizione venezuelana, a lungo divisa, sia riuscita a trovare un terreno comune nella richiesta di elezioni libere e di un governo rappresentativo”.