Nella riforma costituzionale che sarà votata in via definitiva oggi al Senato “non vi è solo la separazione delle carriere, ma anche la riforma del giudizio disciplinare. Altrettanto importante tuttavia sarà la legge di attuazione perché regolerà il funzionamento effettivo della riforma”. Lo dice in un’intervista al Corriere della sera il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.
Per l’Anm è una riforma antidemocratica. “Nessuno ha la bacchetta magica – aggiunge Mantovano -, ma intanto con la separazione delle carriere si completa un percorso avviato nel 1989 quando il pm divenne una parte totalmente distinta rispetto al giudice. La riforma incide sul possibile tasso di condizionamento del giudice da parte delle Procure, soprattutto del gip, che ha un ufficio strutturalmente più debole. Si migliorano dunque sia efficienza che garanzie”.
Sul cambio del procedimento disciplinare Mantovano risponde che “l’Alta corte disciplinare avrà una ricaduta di efficienza poiché finora l’appartenenza correntizia è stata una sorta di assicurazione per il magistrato non ligio al dovere. Questa cosiddetta assicurazione scomparirà”. Mentre sull’obiezione che chi protesta perderà potere sindacale, il sottosegretario risponde: “In realtà protesta l’Anm – afferma -. Certo, se si fanno assemblee infuocate con 300 persone nell’aula Magna della Cassazione sembra che rappresentino un’intera categoria, ma segnalo che i magistrati sono 10 mila. Con la riforma, sulle correnti prevale il merito“. Mantovano precisa che non teme un referendum: “Credo piuttosto che la campagna referendaria dev’essere la grande occasione per confrontarsi sui contenuti. Nessuno pensi di coltivare atteggiamenti di rivincita verso le toghe. La delegittimazione sarebbe un danno per tutti”. E ancora: “I paventati rischi per la democrazia non sono nella riforma, ma nel fatto che troppe scelte politiche arrivano attraverso provvedimenti giudiziari”, e fa riferimento “al lavoro del governo sulle infrastrutture. La decisione della Corte dei conti che ha bloccato di nuovo il Ponte sullo Stretto – dice .- costituisce un’immotivata invasione nelle scelte del governo e del Parlamento”
Sulla possibilità per il governo di perdere il referendum Mantovano commenta: “Il governo ha sempre dichiarato di non legare le proprie sorti” al referendum “in primo luogo per rispetto istituzionale verso un Parlamento che ha espresso quattro volte il suo favore”, chiosa il sottosegretario.
Infine, il tema del premierato: “I tempi hanno fatto sì che ci ponessimo come primo obiettivo la riforma della giustizia. Ma superata la legge di Bilancio sono sicuro che il premierato tornerà all’ordine del giorno in Parlamento”, dichiara Mantovano.
