Francesco Saverio Garofani, classe 1962, è da sempre uno degli uomini più vicini a Sergio Mattarella, consigliere del Capo dello Stato per gli affari del Consiglio Supremo di Difesa. Secondo il quotidiano ‘La verità’, del direttore Maurizio Belpietro, sarebbe tra coloro che al Quirinale “si agitano nella speranza di fare uno sgambetto alla premier”. A una cena avrebbe invocato “un provvidenziale scossone per disarcionare Giorgia Meloni”. Dichiarazioni che il consigliere commenta così: “Sono amareggiato, era una chiacchierata in libertà tra amici”.
Sergio Mattarella (Ansa)
Romano, impegnato nei gruppi giovanili della Democrazia Cristiana e laureato in lettere e filosofia, Garofani è giornalista professionista e ha camminato accanto a Mattarella in esperienze giornalistiche e politiche, dalla Dc (sempre nella corrente di sinistra del partito) al Ppi fino alla Margherita e infine al Partito Democratico.
Per due anni, dal 1990 al 1992, è stato capo redattore de la discussione, dal 1995 al 2003, direttore del quotidiano il popolo, nel 2003 tra i fondatori di Europa, di cui è diventato vicedirettore: sempre vicino a Mattarella nel portare avanti la tradizione politica del cattolicesimo democratico nei quotidiani prima della dc e poi centristi. Dal Ppi passa alla Margherita e viene eletto per la prima volta alla Camera nel 2006 con l’Ulivo, per poi venire confermato a Montecitorio nelle due successive legislature.
Dal 2015 al 2018 è presidente della Commissione Difesa della Camera. È stato membro della direzione nazionale del Pd. Ha scritto due libri su Aldo Moro ed è stato consigliere di Mattarella al Quirinale dal 2018 per le questioni istituzionali. Dopo la sua ultima nomina, nel 2022, a consigliere per gli Affari del consiglio supremo di Difesa, Fdi comunicò il suo “stupore” per la decisione di nominare una figura così politicizzata e di parte come un ex parlamentare del Pd, per un ruolo che per la prima volta non viene affidato a un militare.
Galeazzo Bignami (Ansa)
Il suo nome finisce in un articolo dal titolo “Il piano del Quirinale per fermare la Meloni”, firmato da Maurizio Belpietro, pubblicato dal quotidiano ‘La Verità’. “Per impedire al centrodestra di rivincere nel 2027, al Colle lavorerebbero a un’ammucchiata ulivista” sono i virgolettati che gli vengono attribuiti. Ne nasce uno scontro istituzionale tra FdI e il Colle. Il capogruppo Galeazzo Bignami chiede la smentita mentre il Quirinale replica stupore: “Ennesimo attacco alla presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo”.
Le polemiche non si placano e il giorno dopo Garofani dichiara: “Sono molto amareggiato, per me e per i miei familiari. Mi spaventa la violenza dell’attacco e quel che fa male è l’impressione di essere stato utilizzato per colpire il Presidente”. Garofani sottolinea di “aver dimostrato con i fatti l’assoluto rispetto per le istituzioni, in tutti i ruoli che ho ricoperto” e sulle frasi che gli sono state attribuite dalla stampa chiarisce: “Era una chiacchierata in libertà tra amici”, sicuro di “non aver mai fatto dichiarazioni fuori posto, mai esibizioni di protagonismo”. Garofani rivela di aver “letto e riletto Belpietro, senza capire in cosa consisterebbe il complotto”, assicurando: “Da quando Mattarella mi ha fatto l’onore di chiamarmi a collaborare con lui, sono stato sempre convintamente al suo servizio, al servizio dell’Istituzione”.
