Con 237 voti favorevoli e nessun contrario, l’Aula di Montecitorio ha dato il via libera definitivo al disegno di legge che introduce nel Codice penale il delitto di femminicidio. Il provvedimento, già approvato in estate al Senato con ampio consenso bipartisan, diventa così legge dello Stato.
Il cuore della norma è il nuovo articolo 577-bis del Codice Penale, che configura una fattispecie autonoma di omicidio punita con l’ergastolo quando la morte di una donna venga cagionata:
- per discriminazione, odio o prevaricazione verso la vittima in quanto donna;
- mediante atti di controllo, possesso o dominio;
- in relazione al rifiuto della donna di instaurare o mantenere una relazione affettiva;
- come limitazione delle sue libertà individuali.
Il reato si configura anche se l’omicidio avviene dopo la fine della convivenza, purché permangano vincoli derivanti dalla filiazione, e indipendentemente dal fatto che autore e vittima siano (o siano stati) coniugi, conviventi o semplici partner occasionali.
Tra le altre novità:
- modifica dell’art. 572 c.p. (maltrattamenti contro familiari e conviventi) con estensione dei soggetti tutelati e nuova aggravante quando la condotta segue le stesse modalità del femminicidio;
- confisca obbligatoria degli strumenti usati per commettere il delitto;
- obbligo per il Ministro della Giustizia di presentare ogni anno alle Camere (entro il 30 giugno) una relazione dettagliata con i dati su condanne e assoluzioni per femminicidio e per omicidio, disaggregati per sesso della vittima e circostanze aggravanti.
Il voto unanime della Camera chiude un iter legislativo iniziato oltre un anno fa e che ha visto il contributo trasversale di tutte le forze politiche.
L’aula di Montecitorio durante una votazione in Parlamento, Roma, 30 ottobre 2024 (Ansa)
Il Parlamento ha inoltre approvato una serie di misure innovative per rafforzare la lotta alla violenza di genere e garantire maggiore tutela alle vittime. La nuova normativa introduce l’obbligo di formazione specifica per magistrati e operatori giudiziari, con l’obiettivo di renderli più consapevoli delle dinamiche culturali e sociali che alimentano i comportamenti violenti.
Viene inoltre riconosciuto ai minori il diritto di accedere autonomamente ai centri antiviolenza, senza la necessità di accompagnamento da parte di un adulto, così da assicurare protezione immediata in situazioni di rischio.
Tra le disposizioni figura anche l’obbligo di ascolto tempestivo della persona offesa, con tempi più rapidi per l’audizione, e la raccolta sistematica dei dati sui femminicidi e sulle violenze di genere, che dovranno essere pubblicati e monitorati per orientare le politiche di prevenzione.
