
Scompare oggi, Sergio Flamigni, a cent’anni compiuti, dopo un ricovero all’ospedale di Bracciano. Ci lascia un pilastro della memoria antifascista, uno dei più acuti indagatori delle ferite aperte della Repubblica italiana. La fine di un’epoca, quella dei testimoni diretti della Resistenza che hanno dedicato la vita a svelare verità scomode su terrorismo, stragi e apparati deviati.
Uomo schivo ma tenace, per decenni, è stato un punto di riferimento imprescindibile per chiunque volesse capire davvero il caso Moro, le trame del terrorismo e le zone d’ombra della nostra Repubblica.
Nato a Forlì nel 1925, Flamigni entra giovanissimo nei gruppi antifascisti della sua città e poi nel Partito comunista, allora clandestino, partecipando alla Resistenza. Dal 1968 al 1987 siede in Parlamento come deputato e poi senatore del Pci, lavorando nelle commissioni Antimafia e in quelle d’inchiesta sul caso Moro e sulla loggia massonica P2.
Lo studioso del caso Moro
Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro in una renault a via Caetani a Roma il 9 maggio 1978 (Ansa)
L’azione di Flamigni, resta legata soprattutto al lavoro d’indagine sul rapimento e l’uccisione di Aldo Moro. L’ex partigiano studia per tutta la vita attraverso atti, documenti, testimonianze e carte giudiziarie. Libri come “La tela del ragno”, “Trame atlantiche” e “Convergenze parallele” hanno contribuito a tenere aperto il dibattito pubblico sulle responsabilità, i depistaggi e le molte domande ancora irrisolte di quella vicenda.
Nel 2005 dà vita all’Archivio Flamigni, un centro di documentazione che raccoglie un vasto patrimonio di materiali su terrorismo, stragi, mafia, P2 e storia politica del Novecento. Diventato negli anni un presidio di memoria e un luogo di studio frequentato da ricercatori, magistrati e studenti, simbolo della sua idea di conoscenza come bene pubblico.
Dalle aule parlamentari alle commissioni d’inchiesta, fino al lavoro di studioso, ha scelto di misurarsi con i nodi più oscuri del Paese, dal terrorismo alle trame eversive. Instancabile cercatore di verità, legato ai valori della Resistenza e della Costituzione. La sua azione politica è stata, prima di tutto, un metodo: pretendere che la democrazia regga lo sguardo della verità.