
Sono arrivati a bordo di un barcone sulle acque del Rio delle Amazzoni i popoli indigeni per l’avvio della Cop30: la conferenza internazionale sul clima apre i battenti a Belem, in Brasile, un luogo simbolico per una ricorrenza simbolica, dieci anni dopo l’adozione degli Accordi di Parigi e vent’anni dopo l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto. Archiviato il vertice dei leader internazionali che si e’ svolto la settimana scorsa nella città ‘porta d’accesso’ all’Amazzonia, da oggi al 21 novembre l’attenzione si sposta sui delegati che terranno accesi negoziati sui temi principali in agenda.
Il padrone di casa, Luiz Inacio Lula da Silva, gia’ nei giorni scorsi ha rilanciato l’appello a intraprendere azioni concrete dopo anni di discussioni e poche decisioni attuate. Basta chiacchiere, basta passerelle, quello che si vuole vedere sono i fatti, ha sottolineato. Sei i temi principali: transizione energetica, industriale e dei trasporti; gestione di foreste, oceani e biodiversità; trasformazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari; adattamento e resilienza per città, infrastrutture e acqua; sviluppo umano e sociale; finanza e attuazione. Le discussioni vedranno i protagonisti darsi battaglia, in una lotta incrociata tra i Paesi piu’ inquinatori e le nazioni piu’ vulnerabili e colpite dal riscaldamento globale, frustrate dalla scarsa assistenza finanziaria.
Tra gli altri principali Paesi inquinatori, l’India non ha ancora presentato i suoi impegni, mentre la Cina ha offerto un obiettivo al di sotto delle aspettative ma la speranza degli analisti e’ che prometta poco ma superi i risultati, come ha fatto in alcuni casi precedenti. Il gigante asiatico offre un’immagine fortemente contraddittoria: da una parte e’ il maggiore imputato nell’emissione di gas serra globali (oltre il 30%, dati 2024), ma dall’altra e’ anche il piu’ grande produttore globale di tecnologie pulite: installa più fonti di energia rinnovabile e immette sulle sue strade più veicoli elettrici di qualsiasi altro Paese (suo il 70% della produzione globale). Discorso a parte per gli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump continua a ripetere che il cambiamento climatico e’ “la piu’ grande truffa mai perpetrata al mondo” e uno dei suoi primi atti da presidente e’ stato il ritiro degli Usa dall’Accordo di Parigi. Non stupisce che a Belem la Casa Bianca non abbia inviato alcun alto funzionario americano. Alla Cop30 e’ atteso il lancio di un innovativo e fortemente ambizioso fondo globale per preservare le foreste tropicali – fortemente promosso dal Brasile – il Tropical Forests Forever Facility (Tfff), che punta a raccogliere fino a 25 miliardi di dollari dai Paesi sponsor e altri 100 miliardi di dollari dal settore privato. La scelta di Belem come sede dei lavori – una citta’ da 1,4 milioni di abitanti con carenze infrastrutturali e logistiche, impreparata ad accogliere i 50mila partecipanti della Cop30 – e’ stata guidata proprio dal desiderio di porre l’attenzione su un ecosistema tanto fragile quanto cruciale. La speranza di Lula e’ che l’Amazzonia apra gli occhi a negoziatori, osservatori, aziende e giornalisti riuniti in una citta’ dove si usano gli ombrelli per ripararsi dal sole cocente del mattino e dalla pioggia tropicale del pomeriggio. “Sarebbe piu’ facile organizzare la Cop in un Paese ricco” ma “noi vogliamo che le persone vedano la reale situazione delle foreste, dei fiumi e delle persone che ci vivono”, ha sottolineato Lula prima dell’appuntamento.