
Grande musica, glamour, l’arte d’osservare e farsi osservare. È tutto questo la prima della Scala, serata che inaugura la stagione d’opera del Teatro Milanese, tradizione del 7 dicembre del 1951, quando il direttore Victor de Sabata decide di farla coincidere col giorno di Sant’Ambrogio, patrono della città, un patto tra Milano e il suo teatro. Apertura con i Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi, prima inaugurazione per Maria Callas, è l’inizio della consacrazione a diva.
Da allora Sant’Ambrogio alla Scala è un rito culturale e mondano, di vecchi e nuovi poteri, di vivi e di gossip. Vetrina di moda, un concorso di bellezza nel 54, la prima minigonna nel 66, megafono di contestazioni. Nel 68 Mario Capanna e gli studenti lanciano uova e vernice rossa su pellicce e smoking in piazza della Scala, al grido «Ricchi! Godete! Sarà l’ultima volta!», risposta alla repressione nel sangue di una protesta di braccianti ad avola.
Anni di piombo anche alle prime, negli anni 80 e 90 è la volta degli animalisti, fa epoca il no alle pellicce che Marina Ripa di Meana si iscrive sul seno nudo. Poi la crisi economica, nel 2012 centri sociali in piazza contro i tagli del governo Monti, nel 2022 la protesta degli ambientalisti di ultima generazione. L’anno scorso è letame sul tappeto rosso, prima del corteo contro guerra e vivi alla sicurezza, a pochi metri dal teatro, tutto ripulito in tempo per la prima.