Una decina di pazienti può già tentare di dimenticare la malattia. Il cancro e la sala operatoria non hanno lasciato cicatrici pesanti su areola e capezzolo. Succede grazie a un robot di ultima generazione, indicato come “Da Vinci Single Port”, attivato quest’anno all’Ospedale Miulli, unico nel Mezzogiorno. “Il robot non ha sostituito noi chirurghi – spiega la senologa Antonia Girardi – perché al momento in sala operatoria ci sono due specialisti”, più l’intera squadra, che ha seguito una lunga formazione prima di avviare gli interventi con il robot. Tra i quattro ospedali che in Italia impiagano il nuovo “Da Vinci”, quello pugliese si distingue per l’avanzamento della fase di sperimentazione dei nuovi approcci.
Pinza e bisturi raggiungono la parte da asportare grazie a un taglio di quasi tre centimetri, praticato sotto l’ascella. Insieme alla senologa, in sala operatoria c’è il chirurgo plastico Giuseppe Memeo. Nell’ambito dello stesso intervento chirurgico, infatti, si demoliscono i tessuti compromessi dalla malattia e si ricostruisce la cute, “senza segni visibili”.
Come spiega il direttore sanitario dell’ospdale, Vitangelo Dattoli, tocca all’unità specializzata dell’ospedale valutare per quali pazienti sia più indicato il nuovo approccio, inizialmente riservato alle portatrici del gene BRCA, che rappresenta un alto rischio di sviluppare il cancro.