Leggenda planetaria del wrestling ma anche icona del movimento Maga e un grande sostenitore di Donald Trump: Hulk Hogan, all’anagrafe Terry Gene Bollea, è morto a 71 anni per arresto cardiaco nella sua casa di Clearwater, in Florida. Volto della cultura pop americana anni ’80, con la bandana, i baffi biondi ossigenati a ferro di cavallo e l’urlo “Whatcha gonna do when Hulkamania runs wild on you?” (“Cosa farai quando la Hulkamania ti travolgerà?”), Hulk aveva incarnato una figura sopra le righe che aveva travalicato il ring per diventare mito. Grande fan di Donald Trump, aveva sostenuto da subito col suo fisico imponente il futuro capo della Casa Bianca e all’ultima convention repubblicana si era strappato la maglia di dosso con un gesto per lui iconico. Hogan, che aveva un pizzico di sangue italiano, è stato molto popolare anche in Italia. Nato ad Augusta in Georgia, Hogan aveva iniziato come bassista prima di essere notato da un promoter del wrestling in Florida dove si era trasferito con i genitori. Dopo gli esordi in piccole federazioni, aveva raggiunto notorietà mondiale con l’ingresso nella Wwf (oggi World Wrestling Entertainment, la federazione nazionale della disciplina) all’inizio degli anni ’80, portando il wrestling professionistico fuori dalle palestre e nei salotti televisivi globali. Il suo carisma in tv, il fisico scolpito su oltre due metri di altezza e 145 chili, e lo stile teatrale resero Hulk rapidamente una star. Sotto la guida del promoter Vince McMahon, Hogan divenne una vera icona transgenerazionale, il simbolo della Hulkamania anche grazie a incontri leggendari come al WrestleMania I del 1985 che ne consacrò la fama nell’Olimpo dello sport-spettacolo: al Madison Square Garden, accanto a Mr. T e con Muhammad Ali come arbitro speciale, Hogan trascinò la Wwe in una nuova era, unendo sport, entertainment e nazionalismo in un unico gesto teatrale da cui Trump ha avuto molto da imparare. Oltre al ring, Hogan divenne un volto familiare anche al cinema e in televisione, recitando in film come Suburban Commando, Mr. Nanny e nella serie Thunder in Paradise. Le sue doti di attore lo portarono presto a Hollywood, dove debuttò sul grande schermo interpretando il wrestler Thunderlips in Rocky III del 1982. Sylvester Stallone, che lo avrebbe poi introdotto nella Wwe Hall of Fame nel 2005, raccontò che durante una scena in cui si lanciava sulla folla, Hogan mandò quattro stuntman in terapia intensiva. Figura fissa in talk show, spot pubblicitari e persino in cartoni animati, per molti bambini cresciuti negli anni ’80 e’90, Hulk divenne un supereroe in carne ed ossa. La sua vita privata, però, non fu priva di controversie: un divorzio altamente mediatico, scandali giudiziari e la diffusione di un sex tape da parte di Gawker media lo portarono al centro di polemiche pubbliche. Culminate nella sua temporanea espulsione dalla Wwe nel 2015 e in una azione legale in cui a sostenere la sua causa e le spese legali fu il miliardario Peter Thiel, un altro grande sostenitore di Trump.
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