È morto Ali Rashid.
Laureato in Scienze politiche, fu segretario nazionale dell’Unione Generale degli Studenti Palestinesi (GUPS). Ha fatto parte dell’Unione generale degli scrittori e giornalisti palestinesi e dal 1987 Primo Segretario della Delegazione generale palestinese in Italia. Ali è stato anche parlamentare, eletto in Rifondazione Comunista nel 1996. Un infarto, il giorno prima del 77esimo anniversario della Nakba, il giorno in cui Israele cominciò ad occupare i territori e le case dei palestinesi: era il 15 maggio del 1948.
Ali era nato nel 1953 ad Amman. Lì si era rifugiata la sua famiglia, originaria di Gerusalemme. Amman fu il primo rifugio dalla Palestina di una famiglia cacciata da Gerusalemme. Era il grande esodo dei palestinesi che avevano perso tutto, i loro villaggi di origine occupati dagli israeliani. Quello di Ali Rashd era Lifta, confinante con Gerusalemme. Un luogo mai completamente distrutto e difeso tanto dai palestinesi che da molti israeliani che lì condividono una memoria comune.
Quella di Ali Rashid non era solo la volontà di incidere nel “dialogo” tra i due popoli, ma quella che è stata definita una co-resistenza.
Come Luisa Morgantini: “Ali Rashid voleva dialogare con quegli israeliani che vogliono liberare Israele dal suo sionismo, dalla sua violenza, dalla volontà di possedere quella terra, e chi in Palestina, ma anche nella diaspora, pensa che sia giusto riuscire a coesistere, ma nella giustizia per tutti”.
Intervenire, parlare, dialogare, definire accordi, stabilire percorsi di integrazione con quella parte del popolo ebraico che contesta l’azione dello Stato che da quel 15 maggio del 1948 ha prodotto l’esodo dei palestinesi dalla terra in cui – diceva Rashid – i due popoli hanno vissuto in modo pacifico, come fossero fratelli.
Non poche volte, e non a caso, Rashid aveva provato a descrivere quel disegno di pace insieme a Moni Ovadia.
Ali Rashid davanti al suo villaggio di origine, Lifta (@web)
16/05/2025
Anche nei momenti più duri, successivamente al 7 ottobre, agli attentati di Hamas e alla guerra di Israele che si è trasformata nel genocidio dei civili palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, Ali Rashid non ha mai usato parole di odio nei confronti di Israele. Nelle tante iniziative a cui ha partecipato in Italia ha spiegato quel che accadeva, lo ha condannato in modo duro: ha “urlato” la pace e ha definito le responsabilità di entrambe le parti.
“Come in una “discarica”, sono finiti a Gaza gli abitanti della costa meridionale della Palestina – scriveva Rashid – vittime della pulizia etnica. Secondo i nuovi storici israeliani, per svuotare ogni città o villaggio palestinese furono compiuti piccoli o grande massacri e lo stesso è avvenuto nei luoghi dove sono sorte le nuove città e insediamenti intorno a Gaza che sono stati teatro degli ultimi eccidi compiuti da noi palestinesi. Mi addolora il fatto che abbiamo adottato il terrore e l’orrore che abbiamo subito per affermare il nostro impellente diritto alla vita”.
Cordoglio per la sua scomparsa è stato espresso dal segretario della Cgil Maurizio Landini, dal segretario di SInistra Italiana Nicola Fratoianni, dall’amico di una vita, Vauro Senesi. Ma anche dalla Comunità ebraica di Firenze e Siena.
“La scomparsa di Ali Rashid è una notizia davvero triste – sottolinea il presidente della comunità Enrico Fink – ”La sua capacità di parlare al cuore delle persone, compagni e avversari politici, era impareggiabile. Perdiamo tutti un grande personaggio e una grande voce. Ho avuto occasione di dialogare con lui già quasi trent’anni fa – aggiunge – e sin dalle prime volte, oltre al grande rispetto dovuto a una persona del suo spessore e della sua cultura, ho avvertito anche che se pure partivamo da punti di vista, da storie, da opinioni assai diverse, condividevamo sinceramente l’aspirazione a un punto d’arrivo comune: il riconoscimento dell’altro, il ritorno, non l’arrivo, alla pace”.
Nella giornata di oggi ad Orvieto, città in cui Ali Rashid aveva scelto di vivere con la sua famiglia, presso il Palazzo del Popolo, dalle 10 alle 17 è allestita la camera ardente ed è prevista una cerimonia laica per ricordarlo e salutarlo.