Professore, secondo lei, esiste uno strumento realmente efficace per provare a fermare il commercio e lo spaccio di fentanyl in Europa?
Credo che il mezzo necessario per raggiungere questo obiettivo sia trattare con la Cina. È il principale referente la cui collaborazione è assolutamente necessaria per incidere sull’offerta degli stupefacenti di matrice oppiacea nel mondo. Sono, di conseguenza, indispensabili cooperazioni bilaterali e multilaterali con il Paese orientale. La Repubblica Popolare Cinese resta a oggi il principale produttore mondiale di fentanyl e dei suoi precursori chimici. I broker cinesi vendono consapevolmente queste sostanze chimiche a organizzazioni criminali per la produzione e il commercio.
Con quali mafie sono collegate oggi le triadi cinesi?
Le mafie cinesi in questo preciso momento storico sono strettamente legate ai narcos messicani. In Messico si sintetizza il fentanyl e poi lo si contrabbanda negli Stati Uniti. Presto anche in Europa, quando la domanda crescerà, rischieremo di trovarci nella stessa situazione americana. Le triadi sicuramente sono già alla ricerca dei loro partner europei. Tra i candidati più papabili ci sono le mafie russe, la mocro mafia e la nostra ‘ndrangheta.
Che tipo di cooperazione bisognerebbe attuare con la Cina?
Non sarà facile trovare la giusta sintonia. Pochi mesi fa, ad esempio, Pechino ha accettato di riavviare la cooperazione internazionale con Washington. La Cina tuttavia continua a subordinare la cooperazione con gli altri Stati al calcolo politico-strategico e considera la lotta al narcotraffico uno strumento da sfruttare per i suoi obiettivi politici, economici e militari. Lo scopo attuale della Cina è di ridurre le tensioni con l’Occidente, per cui, la cooperazione internazionale cinese in materia di sostanze stupefacenti è spesso altalenante. Pechino agisce raramente contro i vertici dei grandi e potenti cartelli criminali cinesi (Triadi) in specie quando forniscono al governo cinese vari servizi in forma parallela.
Quale potrebbe essere uno strumento strategico realmente incisivo su cui puntare?
Uno degli strumenti strategici più efficaci è sicuramente la chiusura dei tantissimi siti web dove si vendono i precursori del fentanyl. Sarebbe necessario anche rafforzare la cooperazione in materia di antiriciclaggio. I riciclatori di denaro cinesi sono diventati tra i principali operatori finanziari a livello mondiale. Sono riferimento per quasi tutti i gruppi criminali dell’America latina. Utilizzano un’ampia gamma di metodi innovativi che evitano i bonifici internazionali ponendo così ostacoli di non poco conto alle indagini delle forze dell’ordine. Non è un caso che si prediligano i precursori chimici del fentanyl e di altri oppioidi sintetici. Il motivo è semplice: sono particolarmente adatti a essere pagati con prodotti provenienti dall’universo delle cripto valute con transazioni che avvengono tutte nel cosiddetto dark web o deep web. Queste metodologie di pagamento, purtroppo, ancor oggi, riescono a mettere in crisi le indagini di polizia.
Quali sono gli attori principali in questo genere di traffici?
Oltre le organizzazioni criminali ci sono i loro sodali. Bisognerà riuscire a colpire soprattutto la rete contigua alle mafie. Se quest’ultima resterà in piedi, ci saranno sempre nuovi market che continueranno a produrre e vendere questi oppiacei pericolosi e i loro precursori. I laboratori di fentanyl e metanfetamine sono facili da riorganizzare, per cui è necessario agire alla fonte e quindi nei paesi produttori. Non è un caso che proprio mentre i gruppi criminali cinesi e messicani espandono i loro affari negli Stati Uniti, vi sia l’aumento di un gran numero di americani morti per overdose di fentanyl.
Il governo italiano cosa potrebbe fare in un simile quadro generale?
Il primo passo, come abbiamo già affermato, dovrebbe essere il rafforzamento della cooperazione giudiziaria e di polizia con la Cina. Intelligence italiana e cinese devono collaborare. La Cina dovrebbe utilizzare con maggiore intensità uno degli strumenti antiriciclaggio più importanti, e cioè la verifica completa dei dati del cliente attuata prima di fornire servizi finanziari (Conosci il tuo cliente – Know Your Client, KYC). Dovrebbe essere incoraggiata ad adottare standard antiriciclaggio più robusti nei suoi sistemi bancari e finanziari e nelle pratiche commerciali e ad applicarli sistematicamente negli sforzi antidroga e non solo selettivamente per quanto riguarda la fuga di capitali dalla Cina.
Che ruolo rivestirà la formazione della magistratura e delle forze di polizia?
Com’è accaduto negli Stati Uniti, dove ho già tenuto dei corsi di formazione per i funzionari delle forze di polizia, sarà necessario anche in Italia formare chi dovrà affrontare la crisi degli oppioidi. La formazione dovrà esser concentrata sui cyber crimes, sul dark net, sulle valute virtuali, sulle reti di pagamenti illeciti, sulle transazioni finanziarie associate al contrabbando e alla distribuzione di fentanyl. Fino ad oggi sono già stati formati circa cinquemila esperti di settore. Credo in questo ambito dovremo seguire l’esempio degli Stati Uniti.
Secondo lei quale sarà la strategia più immediata da attuare nel breve periodo?
Prepararsi sin da ora a gestire l’arrivo del fentanyl e dei suoi precursori quando lo rileveremo in forma massiccia. Non farsi trovare impreparati. Credo che questa sia la migliore strategia da attuare nel breve periodo considerando la presenza di fentanyl in varie parti d’Italia già riscontrata in maniera inconfutabile.
Vincenzo Musacchio, criminologo, docente di strategie di lotta alla criminalità organizzata transnazionale, associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.