Si chiama Knockout game, letteralmente gioco del “mettere qualcuno KO”.
La descrizione della nuova challenge violenta, che sta dilagando tra i più giovani, è stata riportata persino sul sito del ministero della Giustizia: “Trattasi di un comportamento che prevede la videoregistrazione di un’aggressione fisica, che consiste nel colpire violentemente qualcuno in un luogo pubblico con un pugno, e la pubblicazione del filmato nei social network. I video hanno poi lo scopo di ottenere il massimo numero di voti o commenti”.
Le origini del Knockout game
Il violento gioco è nato negli Stati Uniti d’America (diventato virale attraverso il web) e consiste proprio nel colpire dei passanti a caso in un sadico e violento passatempo.
L’intento principale è quello di far perdere conoscenza alla vittima, che spesso subisce danni fisici gravi, come fratture e altre conseguenze traumatiche. Chi partecipa a questo gioco violento non agisce mai da solo, ma è supportato da complici che fungono da vedette. Quest’ultimi hanno il compito di sorvegliare la zona, filmare l’aggressione e poi condividere il video sui social media, contribuendo così alla diffusione di questo fenomeno.
Negli ultimi anni anche in Italia è diventato un allarme denunciato a più riprese sugli organi di stampa cittadini e nazionali ma mai effettivamente confermato dalle forze dell’ordine nella città di Roma sino ad oggi.
La denuncia di Marina La Rosa
A riaccendere i riflettori sul pericolosissimo ‘gioco’ è stata Marina La Rosa, ex concorrente del Grande Fratello e opinionista televisiva. La donna ha riferito di una aggressione subita dal figlio sedicenne a piazza San Calisto, nel quartiere di Trastevere, zona della movida romana. Una denuncia fatta sui social ma anche alla polizia che ora indaga sull’episodio.
pugno (Pixabay)
“Erano le 23 passate e gli è arrivato un pugno sul viso, si è girato ma non ha capito neanche da chi arrivasse – ha spiegato su Instagram La Rosa – Girandosi ha visto il suo amico che si stava rialzando, perché era caduto a terra, anche lui colpito da qualcuno. C’è questo gioco di colpire la gente e poi nascondersi tra le persone”.
La Rosa lamenta anche una scarsa sicurezza in alcune zone di Roma “I poliziotti stessi mi hanno confermato che ormai Trastevere è praticamente il Bronx, loro il sabato sera sono dai 3 ai 7 a gestire questa zona. Una zona come Trastevere, così complicata, dove l’altro giorno un ragazzino è stato accoltellato ed è ricoverato al San Camillo, è possibile che venga sorvegliata di sabato sera, quando c’è un fiume di gente, solo dai 3 ai 7 poliziotti? -lamenta l’ex Gf- C’è una distribuzione sbagliata delle forze dell’ordine? Non lo so, intanto scriverò al questore di Roma e al Comune di Roma perché vorrei che tutti quelli che vanno a Trastevere tornassero a casa sereni, tranquilli, sani e salvi”.
![Marina La Rosa in una foto d'archivio del 12 settembre 2010](https://www.rainews.it/resizegd/768x-/dl/img/2025/02/07/1738943518568_rainewsfcbafbfccbafbc.jpg)
Marina La Rosa in una foto d’archivio del 12 settembre 2010 (Ansa)
La questura di Roma, chiamata in causa dall’ex gieffina, ha risposto sottolineando che l’area del quartiere Trastevere, con particolari riferimento anche alle zone della movida, è oggetto di un costante presidio del territorio da parte del commissariato di Trastevere, così come delle altre forze di polizia e della polizia di Roma Capitale.
Ovviamente quella accaduta al figlio di Marina La Rosa non è la prima aggressione di Knockout game avvenuta nella capitale. Facendo una ricerca sul web ci si imbatte in numerosi episodi violenti che hanno le caratteristiche di questa challenge.
Uno degli ultimi casi che suscitò particolare attenzione quello che coinvolse due anni fa una donna. Colpita in pieno volto con una manata da uno sconosciuto, fu centrata all’occhio sinistro da un giovane mentre passeggiava su un marciapiede nel quartiere del Quadraro, nella zona Est di Roma.
La pratica è stata più volte segnalata anche in altre città, in particolare a Napoli e a Milano.