Hamdi al-Najjar aveva subito diverse operazioni per una frattura del cranio, per le schegge che avevano danneggiato le arterie, oltre che i polmoni. L’abbiamo operato anche alle mani, la terapia intensiva, la ventilazione meccanica, non ce l’ha fatta. Per quanto riguarda Adam, aveva un braccio fratturato, la mano è stata operata.
Anche per lui, schegge e frammenti in tutto il corpo e in testa. Oggi era cosciente, ben orientato, stabile, soprattutto è vivo. Osama Ibrahim, accordatore dei rapporti internazionali dell’ospedale Al Nasser, risponde dalla striscia con non poche difficoltà.
E ci parla di Ala del marito deceduto e dell’unico figlio sopravvissuto in un bombardamento a Haimis, lo scorso 24 maggio. La madre è sempre con lui, a tranquillizzarlo, a dirgli che le cose si sistemeranno. Non gli ha ancora raccontato che sono tutti morti.
Verrà in Italia, Adam, per essere curato, lo ha fatto sapere la Farnesina, per il papà è troppo tardi.
Cosa risponde a chi dice che la storia di Ala è una fake news?
La storia della dottoressa Ala non è una bugia e non è l’unica persona ad aver perso una figlia in questi bombardamenti.
L’unico motivo per cui il suo caso è diventato famoso è perché viveva nell’area di Almawazi, definita sicura dall’esercito israeliano e perché i media hanno trovato tutti i corpi ridotti in pezzi e carbonizzati. Non è una storia inventata. La dottoressa Ala è un medico molto rispettato.
Agli inizi non voleva neppure parlare dell’attacco contro la sua famiglia, neppure sui social media per paura di essere attaccata dalla propaganda, ma i colleghi l’hanno convinta.
Intanto non si muore solo per le bombe. Potete confermarci di aver avuto nel vostro ospedale molti feriti e vittime a causa di colpi d’arma da fuoco a un centro di distribuzione di aiuti?
Sì, è vero. Sono arrivate molte vittime di un attacco, più di 200 persone colpite dall’esercito israeliano mentre andavano al punto di distribuzione degli aiuti organizzati. È stato aperto il fuoco contro di loro. Da noi sono arrivati circa 70 cadaveri e oltre 200 feriti, soprattutto con colpi di arma da fuoco al petto e alla testa.