Negli ultimi mesi, la Bolivia è stata colpita da intense piogge che hanno causato gravi inondazioni in tutto il paese. Le precipitazioni, tra le più copiose degli ultimi decenni, hanno avuto conseguenze devastanti per la popolazione e l’economia locale in particolare per le comunità rurali nella regione di Beni, al confine con il Brasile.
Qui, le vaste praterie dove un tempo i bovini pascolavano sono state sommerse dall’acqua, costringendo gli animali a nuotare o a guadare le distese allagate per raggiungere terreni più elevati.
Circa 200.000 capi di bestiame, pari al 2% del totale nazionale, sono a rischio. La situazione è critica e minaccia le forniture interne di carne e le esportazioni, particolarmente rilevanti verso paesi come la Cina. Inoltre, colture essenziali come riso, platano e manioca sono state distrutte, aggravando l’insicurezza alimentare.
Alla fine di marzo, il presidente Luis Arce ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale in risposta alle alluvioni che hanno provocato oltre 50 morti e più di 100.000 sfollati. Tutti e nove i dipartimenti del paese sono stati colpiti, con uno dichiarato in stato di calamità e tre in stato di emergenza.
La settimana scorsa, il Viceministero della Difesa Civile (VIDECI) ha fornito gli ultimi dati aggiornati con 52 morti, otto dispersi e oltre 448.450 famiglie colpite dalle inondazioni. Le operazioni di soccorso continuano, con particolare attenzione alle aree più remote e difficili da raggiungere.
Gli esperti attribuiscono queste precipitazioni insolitamente intense ai cambiamenti climatici, che hanno alterato i modelli meteorologici tradizionali, causando piogge più pesanti e straripamenti di fiumi come il Mamoré.
In risposta, il governo ha mobilitato migliaia di militari per distribuire aiuti nelle comunità più colpite e ha richiesto un prestito di 75 milioni di dollari alla Banca di Sviluppo dell’America Latina e dei Caraibi (CAF) per sostenere gli sforzi di soccorso e ricostruzione.